(...) Sono indignata, anzi un po’ più che indignata. La scuola italiana ha mille pecche e difetti. Ma la presunzione, l’ignorante saccenteria, l’approssimazione velleitaria, il disprezzo per le competenze altrui con cui costoro che pretendono di governarci, parlano della scuola, non ha a che fare in prima battuta con i problemi della scuola stessa, ma con loro. Con la loro superbia e la loro maleducazione.
Vorrei che provassero ad andare a insegnare per un inverno in una scuola media della borgata romana di Tor Bella Monaca o in quella napoletana di Scampia; vorrei che mettessero piede in un istituto professionale e tentassero di catturare l’attenzione e tenerla per un’ora, di sedicenni abulici e senza speranze; vorrei che spiegassero a quindicenni del terzo millennio la storia del pentimento dell’Innominato. (...)
Vi piace dire che la scuola è di tutti. Ebbene, no. La scuola è prima di tutto degli insegnanti perché sono loro che la fanno funzionare, sono loro che bene o male l’hanno tenuta e la tengono in piedi, sono loro che l’hanno mandata avanti tra tagli finanziari scellerati e ‘innovazioni’ e ‘riforme’ scriteriate. Sono loro che hanno sopportato la mancanza di risorse, di rispetto e di attenzione; la petulanza di genitori semianalfabeti che pretendono di sapere quanto è bravo il loro figlio (per definizione unico, meraviglioso, mitico); le accuse all’ingrosso del primo esperto che trova da qualche parte statistiche che ‘dimostrano’ quanto è arretrata la nostra scuola. E sono loro, gli insegnanti, che anche quando sono (ed è raro) incompetenti e oziosi, fanno comunque qualcosa che è sempre, almeno un pochino, utile alla società; e sono loro che sono stati ridotti a livelli ignobili di precariato e di bassa retribuzione. (...)
*** Amalia SIGNORELLI, antropologa, La scuola e gli insegnanti secondo il Pd, blog 'ilfattoquotidiano.it', 12 maggio 2015
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