La classe dirigente del Fascismo è sopravvissuta pressoché indenne alla caduta del regime, e quando la guerra è finita abbiamo semplicemente fatto finta di averla vinta. Pure il Ventennio ha subito la sua rilettura di comodo: la colpa è del Duce e del Re, gli italiani non c’erano o, nel caso, dormivano. Nei libri di scuola si legge che nel ’31 Mussolini obbligò i professori universitari a giurare fedeltà al regime e si ricordano i dodici che fecero il gran rifiuto: solo che i professori universitari quell’anno in Italia erano 1848. In questi numeri sta la mistificazione della Storia. E forse vi si trova anche la ragione di un’amnesia che è diventata un’amnistia e che, travalicando le soglie dei tribunali, è arrivata nelle coscienze. Allo stesso modo vent’anni fa, scavallata Tangentopoli, la classe dirigente italiana ha semplicemente ripreso da dove aveva smesso all’arrivo della slavina giudiziaria.
*** Silvia TRUZZI, giornalista e saggista, prefazione a Un paese ci vuole. Sedici grandi italiani si raccontano, Longanesi, 2015
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