... mi viene sempre in mente un amico musicista che vive in Germania e che su Internet è capace di trovare qualunque tipo di partitura. Quest’amico mi ha raccontato che un tempo gli appassionati di musica andavano in archivio muniti di carta pentagrammata e copiavano loro stessi la partitura. Era ovviamente un sistema molto più costoso e molto più scomodo, ma aveva un suo valore, perché al di là della difficoltà dell’operazione, che salta immediatamente agli occhi, costituiva un fattore di trasformazione personale. Copiare non era solo la fatica di copiare, ma anche l’esperienza di far propria la partitura tramite lo sforzo. Uno potrebbe dire: «Che stupidi dovevano essere questi eruditi che ci impiegavano un pomeriggio a fare le stesse cose che io faccio schiacciando un semplice tasto». E tuttavia l’unica conoscenza che mette buone radici è quella che passa attraverso l’esperienza e trasforma la persona. Quella prodotta da contenuti, canzoni o libri scaricati e infilati in una borsa ce l’hai lì a disposizione, ma non ti tocca, non ti trasforma.
*** Fernando SAVATER, 1947, filosofo spagnolo, Piccola bussola etica per il mondo che viene, Laterza, 2014
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