Audrey MAGEE, Quando tutto sarà finito, Bollati Boringhieri, 2015
pagg. 319, € 18.00, ebook € 5,99
Germania. La guerra. Il nazismo. La sconfitta. Il crollo di tutto un mondo in cui si era creduto di credere.
Lui e lei si sposano, conoscendosi solo attraverso una fotografia. Lui per guadagnarsi una licenza di una decina di giorni; lei per assicurarsi una pensione nel caso il neomarito di comodo muoia in guerra.
Pochi giorni di convivenza, e invece scatta l'amore. Vero. Indistruttibile, sembra. Un amore che è l'unico motore di un tempo, buio, disperato e interminabile, che i due da separati si trovano a vivere.
Lui riparte per la Russia e finisce sconfitto dentro la grande resa tedesca di Stalingrado. Lei resta a Berlino, con i genitori: si scopre incinta e giura che attenderà il rientro del marito. Entrambi, come la famiglia di lei, si lasciano abbindolare dalla propaganda nazista: che assicura felicità per tutti con il dominio della Germania sul mondo e promette la sicura distruzione, insieme con gli ebrei, dei tanto odiati comunisti.
La fede crollerà soltanto alla fine: quando la realtà prenderà il sopravento sulle allucinazioni.
Per lui, quando si renderà evidente la disfatta dell'esercito tedesco, con la rimonta incontrastata dei russi. E per lei, quando dopo la morte del fratello, anche lui soldato in Russia e rimandato a combattere nonostante i sintomi evidenti di una malattia mentale, la creduta amicizia del gerarca amico del padre non salverà il figlioletto: lasciato al suo destino perché i pochi antibiotici razionati devono servire esclusivamente ai dirigenti del partito. Solo allora, i due giovani cominceranno a capire l'assurdità della grande perversione nazista in cui tutti sono finiti.
Pagine dure, secche, trancianti. Sull'avanzata e ritirata di Russia. E sulla vita quotidiana di un piccolo mondo borghese di Berlino, ipocrita e eticamente depravato, che aspira al successo strusciandosi addosso ai gerarchi nazisti e piatendo da loro briciole di relazioni di convenienza.
Molti dialoghi. Come percorsi da una luce tagliente, livida, in bianconero. Che sanno scolpire e fissare momenti dolorosi, amari, drammatici.
Chi non teme un tuffo nel degrado umano ha trovato un libro che gli ricorda di che pasta è l'uomo.
Non sempre, ma spesso.
Non sempre, ma spesso.
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