Il matrimonio dovrebbe essere restituito alla sua antica funzione, come nel Medio Evo (epoca tutt'altro che oscura) di "contratto" tra famiglie per interessi per lo più economici o per motivi "dinastici", e liberato dalla funzione, impossibile, di "suggello" di eterno amore tra un uomo e una donna.
Pura follia: come può l'amore - che, appartenendo all'ordine del discorso, è ciò che non si scrive - essere garantito da un contratto, senza essere al contempo piuttosto trasformarto in una condanna?
Attraverso l'atto del matrimonio è infatti un vincolo che si costituisce.
L'esperienza ce lo insegna: un uomo e una donna che si amano, se uniti nel "vincolo del matrimonio", possono salvare il loro amore solo se riescono a continuare ad immaginarsi comunque liberi da quel vincolo: l'amore tutto cerca tranne che vincoli, che sarebbero solo il sembiante di una certezza.
L'amore si tiene vivo invece nell'incertezza: se ne serve per alimentare il desiderio.
Il desiderio infatti, che è il carburante dell'amore ("un amore senza desiderio è un amore morto" dice Lacan), si nutre del dubbio, non della certezza, vuole continuamente essere messo in causa, vuole sempre la sua causa: non è un caso che gli amanti non smettono di chiedersi: "mi ami?" "Dimmelo ancora". Ancora è l'avverbio dell'amore. Come a cercare, nella iterazione della domanda, e dell'ancora, una certezza che gli amanti non vogliono, o meglio, una certezza che vogliono, ma per metterla di nuovo in discussione e così causare nuovamente il desiderio, ancora.
Forse per questo il termine di amanti è riservato alle coppie extra-coniugali: è fuori del vincolo del matrimonio che il dubbio che serve all'amore può riprendere il suo giro e il desiderio rilanciato all'infinito.
Insomma, rispetto anche al più sacro dei suoi vincoli, l'amore lo si trova sempre altrove.
Per questo, se l'amore non può essere garantito dal matrimonio, ne è invece piuttosto la sua complicazione. E' l'amore che mette in crisi il matrimonio, perché, semplicemente, non vuole saperne. Questo non vuol dire che non ci siano matrimoni che vanno, ma che ci vuole una bella energia, un bell'impegno e tanta fantasia.
Gli uomini del Medioevo ebbero l'intelligenza di rendere le cose più semplici: capirono che se volevano salvare amore e matrimonio dovevano tenere separate le le due cose, riuscendo così ad impedire che l'amore complicasse il matrimonio, e, d'altra parte, il matrimonio soffocasse l'amore.
Dante per esempio si unì in matrimonio con Gemma Donati dalla quale ebbe figli, ma amò invece alla luce del sole Beatrice, facendo andare quest'ultima in Paradiso e non la moglie.
Poi il potere temporale passò alla Chiesa cattolica che propose e impose di fare in altro modo.
Le conseguenze le conosciamo e le paghiamo ancora!
*** Egidio T. ERRICO, Il matrimonio, facebook, 27 luglio 2019, qui
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