“Senti… come mi hai detto che ti chiami?” “Román.” “Ecco, Román. Ascolta, Román, a scuola insegno anche Hegel… Stando al programma potrei pure risparmiarmelo, ma per me è fondamentale. Sai qualcosa di Hegel?” “Poco…” mentii, in realtà ne ricordavo a malapena il nome dai tempi dell’esame di ammissione all’università. “Dunque, te lo spiego sommariamente. Anzi, provo a spiegartelo in maniera più facile rispetto ai miei alunni perché oggi non è il caso di complicarti ancora di più la vita. La dialettica del padrone e dello schiavo. Due uomini hanno un desiderio. O meglio due, perché ognuno ha il suo. E tali desideri sono incompatibili. Pertanto, lottano strenuamente. Per realizzarli, per soddisfare i loro desideri. Lottano fino alla morte, mi capisci? E uno dei due, proprio prima di morire, decide che la vita è più importante e cede al desiderio dell’altro. Questo, che ha scelto la vita, diventa lo schiavo, e il vincitore è il padrone. Mi segui?” “Credo di sì.” “Bene, quel tizio è il padrone, e tu il suo schiavo. Ma attenzione, non lasciarti fuorviare dalla durezza di questi due termini: padrone-schiavo. Perché il padrone dipende in tutto e per tutto, ascoltami bene, dallo schiavo. Lo schiavo provvede a procurargli il cibo, il vestiario, i momenti di svago, assolutamente tutto ciò di cui ha bisogno. Il padrone finisce per diventare un fannullone che dipende dal lavoro dello schiavo. E lo schiavo impara a lavorare e a dominare la natura, e questo, a tempo debito, lo renderà libero. È questa la lezione che devi apprendere oggi. Per te è fondamentale. Ovviamente dopo sono venuti altri filosofi che hanno detto altre cose, hanno cambiato la teoria, o l’hanno contestata. Persino Lacan ha messo in discussione Hegel. Ma questo, a te, al momento importa ben poco. Ciò che conta è cosa ti insegna Hegel tramite una vecchia professoressa su una corriera diretta a Buenos Aires: tieni duro finché non avrai imparato abbastanza da diventare libero.”
La donna ripeté la parola “libero” e poi mi fissò come se la lezione fosse finita, aspettando la conferma che l’alunno avesse capito. E io non le davo il segnale atteso perché non ero sicuro di aver capito. Lei se ne accorse.
“Vediamo un po’, provo a essere più diretta. Finché non avrai cavato da lui tutto ciò di cui hai bisogno, non te ne andare. Ma rimani sapendo che un giorno lo farai, che un giorno te ne andrai. Nel frattempo, devi avere chiaro in mente che lui dipende da te. Tu hai bisogno dello stipendio che ti dà, ma lui ha bisogno di te per molte altre cose, anzi: senza di te non può sopravvivere.”
*** Claudia PIÑEIRO, 1960, scrittrice argentina, Le maledizioni, Feltrinelli, 2019
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