lunedì 26 agosto 2019

#SPILLI / Se non c'è accordo (Massimo Ferrario)

Basta, pietà, andiamo al voto
L'ipotesi Fico-premier è caduta perché l'attuale presidente della Camera si è sfilato.
Mi auguro che a questo punto si capisca che il 'governo di svolta', chiesto come condizione dal Pd per non ridurre tutto a una volgare manovra di palazzo (con il Pd che fa da ruota di scorta subentrando alla Lega semplicemente per ottenere con un ribaltone delle poltrone per i governisti a oltranza), non può esistere. 
Roberto Fico, proprio perché da sempre critico (anche se silenziosamente e nel rispetto rigoroso del ruolo istituzionale che ricopre) era la figura perfetta per far capire che il M5S intendeva prendere un minimo di distanza dal suo passato, comunicando disponibilità a correggere i troppi atteggiamenti, comportamenti e atti succubi di quella politica leghista sempre più orientata a costruire una 'democratura' in stile nostrano.
La scelta più limpida, nel melmaio fetido che si è creato, è ormai il voto. 
Non risolverà: perché la crisi è di sistema. 
Ma, almeno, con il risultato elettorale (qualunque esso sia), produrremo qualche dato in più perché poi si riprenda a sbrogliare la matassa. 
A meno che, 'noi' cittadini e 'loro' politici, non si voglia continuare a non renderci conto che stiamo pervicacemente proseguendo nel processo di inabissamento della democrazia.  
(facebook, 25 agosto 2019, qui)

Negoziare con gli aut-aut
È scontata l’esigenza, in una negoziazione, di giocare (tutti) a fare la voce grossa cercando di spuntare il massimo. 
Purché non si perda il contatto con la realtà. 
In questo caso Luigi Di Maio dovrebbe ricordare che i numeri del M5S di un anno fa erano il doppio di quelli attuali. 
In un paese normale un ‘capo politico’, che subisca una tale disfatta e si veda i voti dimezzati, va a casa. O, quanto meno, se decide di non lasciare il ruolo e non è in grado di portare avanti da solo la sua politica perché non ha il 50%+1, ma è costretto ad appoggiarsi ad altri, abbassa le pretese di dominio ‘incontinente‘ e fa, appunto, i conti con gli altri. I quali altri hanno, pure loro, esigenze e obiettivi da preservare: pena uno ‘sbracamento’ assolutamente inaccettabile sul piano sia dell’immagine che della dignità di un partito.
Senza trascurare che un governo nei fatti solo ‘giallo’ (per nomi e contenuti), senza i voti elettorali che lo giustifichino, specie alla luce della triste esperienza ‘giallo-verde’ (che ha teso sempre più al ‘nero’), non servirebbe neppure al Paese. 
Ovviamente libero Di Maio di porre (infantili) ‘aut-aut’, del tipo ‘o si fa come dico io, o nulla’. 
Ma libero Zingaretti di rispondere doverosamente, con chiarezza e nettezza, che allora nessun accordo è possibile. 
Banale. 
Eppure, per molti (anche nel Pd), non sembra. 
E anche per questo il Pd è finito come è finito. (mf).
(facebook, 25 agosto 2019, qui)

*** Massimo Ferrario, facebook, 25 agosto 2019


In Mixtura ark #Spilli di Massimo Ferrario qui

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