Il trasformismo porta innanzitutto a togliere il mantello dei grandi principi ai traffici e alle spartizioni: e la visione è quella di un ritorno allo stato ferino dominato dagli egoismi. Le varie opzioni etico-politiche diventano improvvisazioni fungibili e differenti. Il pragmatismo, comunque si cerchi di vestirlo, si pone sfacciatamente come la giustificazione di se stesso. Distanza tra i propositi dichiarati e i comportamenti effettivi, abilità nel far propri temi e parole dell’avversario per svuotarli di contenuto, disponibilità a lasciarsi catturare, contrasti in pubblico e accordi in corridoio. Il trasformismo è apparenza, spettacolo, indifferenza al merito delle questioni. Il suo scopo è il potere in quanto tale.
*** Giulio BOLLATI, 1924-1996, editore L'Italiano, 1983, citato da Marco Damilano, Salvini e Renzi, i due Mattei. Anzi uno solo: allo specchio, L'Espresso, 14 agosto 2019, qui
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