Certo che non è tornato il fascismo: non ci dovrebbe essere bisogno di ribadirlo, se il prevalente 'a-fascismo' da cui la maggioranza è avvolta e che ha preso il posto di quei principi e valori che stanno alla base dell'ispirazione 'anti-fascista' propria della Costituzione non lo ripetesse come un mantra (auto-rassicuratorio?), adombrando l'accusa di paranoia a chiunque coglie segnali, sempre meno deboli, di preoccupante degrado di convivenza sociale e di civismo democratico e tenta di alzare, e far alzare, la voce per mettere in guardia su uno scivolamento pericoloso.
Ma ciò che oggi non è non significa che domani non possa esserci: rivisitato e corretto, nelle forme che si attagliano, e piacciono, al nuovo Millennio. E se anche fosse vero che le tragedie si ripetono come farse, niente impedisce che le farse si trasformino in tragedie.
Ma ciò che oggi non è non significa che domani non possa esserci: rivisitato e corretto, nelle forme che si attagliano, e piacciono, al nuovo Millennio. E se anche fosse vero che le tragedie si ripetono come farse, niente impedisce che le farse si trasformino in tragedie.
Il primo modo, più o meno intenzionale, per propiziare questa operazione di passaggio è quello di strizzare l'occhio al fascismo: non tanto a quello storico, che ha chiuso definitivamente il suo regime politico il 25 aprile 1945, ma a quello psico-culturale, sempre potenzialmente presente. Fatto di emozioni, sentimenti, pensieri, desideri, pulsioni che partono da dentro di noi, come nocciolo duro di un dna che costituisce il nostro comune essere umani e che, se non viene consapevolmente, e talvolta anche faticosamente, 'contenuto' (spurgato, sgrossato, riorientato), dilaga fuori ovunque nella società, nelle sue modalità più incivili e inumane, come aria che respiriamo. E, come aria, appunto, ci fa accorgere della sua esistenza solo se e quando quest'aria ci viene tolta. Oppure, resa tossica, ci diventa irrespirabile.
Più in particolare, forme specifiche per trasformare ciò che ancora (per fortuna) non è in ciò che (purtroppo) potrebbe essere dovremmo conoscerle.
Ad esempio:
(a) - Alimentando, e coccolando, con pensieri e comportamenti rigorosamente 'non-antifascisti', le pulsioni fascistoidi ogni giorno crescenti.
Ad esempio:
(a) - Alimentando, e coccolando, con pensieri e comportamenti rigorosamente 'non-antifascisti', le pulsioni fascistoidi ogni giorno crescenti.
(b) - Sdoganando valori e atteggiamenti che piacciono alla pancia media degli italiani: l'uomo forte, il macho, 'me ne frego', 'tanti nemici molto onore', 'io comunque tiro avanti'.
(c) - Promuovendo uno stile di conoscenza, rozza e semplificatrice, che si vanta di non pensare e di non problematizzare, privilegiando l'azione per l'azione: che ridicolizza chi vuole ragionare e richiama, per sé e per gli altri, la multicausalità intrinseca di dati e fatti e la relazionalità di tutto con tutto.
(d) - Contrapponendo il sentimento soggettivo della plebe più ignorante, spacciata per popolo (che è, o dovrebbe essere, quella dimensione seria e nobile capace di ispirare la crazìa di un demos informato e consapevole), al sapere scientifico, faticosamente e rigorosamente conquistato e validato: un sapere che parte dalla complessità e nella complessità vuole restare ancorato, 'abbracciandola' (etimologicamente), senza mai cedere a quel 'semplicismo' che invita, appunto, a 'farla semplice' e deride chiunque non vi si adegui e pretenda di usare il cervello.
(e) - Titillando egoismo e familismo contro tutti quelli che stanno oltre la nostra asfittica porta di casa, considerati non tanto forestieri, ma nemici, pericolosi per la nostra identità (creduta fissa, eterna e incontaminabile) e per la nostra convivenza (riservata al colore della pelle e al sangue dei più simili dei nostri simili).
Fare questo non è ancora fascismo. Ma è la strada sicura per arrivarci.
E noi - non solo noi, purtroppo, sia in Europa che nel mondo - l'abbiamo imboccata.
E la stiamo percorrendo: con allegria, indifferenza, ignoranza, inconsapevolezza.
Perché, come sappiamo, la storia insegna solo a chi la vuole e la sa ascoltare.
*** Massimo FERRARIO, Non è, ma può diventare, per Mixtura
In Mixtura ark #Spilli di Massimo Ferrario qui
E la stiamo percorrendo: con allegria, indifferenza, ignoranza, inconsapevolezza.
Perché, come sappiamo, la storia insegna solo a chi la vuole e la sa ascoltare.
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