«Te lo ricordi cosa mi rispose tua madre il giorno che ti presi a servizio?» le chiese il Barone, con un’aria ambigua.
La ragazza era timida. Annuì a testa bassa.
«Sei muta?» fece Bernardo alle sue spalle.
«Parla. Porta rispetto al signor Barone.»
«Idda disse… che avrei fatto… qualsiasi cosa… mi avreste addimandato» rispose la ragazza.
«Perché se non porti tu da mangiare a casa… tua madre muore, vero?» chiese il Barone, con una specie di gioia nella voce.
La ragazza annuì.
Bernardo le diede una botta sulla schiena. «Parla!»
«Sì, eccellenza» fece la ragazza.
Il Barone amava la povertà. La povertà era la vera ricchezza dei ricchi. Perché la povertà era l’unica chiave magica che costringeva la gente ad accettare quello che mai avrebbe accettato.
«Brava, Rosetta» disse.
*** Luca DI FULVIO, 1957, scrittore, La figlia della libertà, Rizzoli, 2019
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