Per tanti anni mi sono occupato delle motivazioni dei comportamenti elettorali. E ho imparato che è crollata la percentuale sia di coloro che votano con convinzione, scesi in 20 anni da due terzi al 40%; sia di chi non ha dubbi e sceglie una lista sentendola davvero corrispondente ai propri valori e orientamenti, crollati dal 55% al 35% degli esprimenti un voto. Le conseguenze sono tre: maggior astensionismo, indebolimento dell’identificazione nei partiti o nelle liste, minor fedeltà nel tempo.
Eppure ci sono dei momenti nei quali tutto ciò risulta controbilanciato dalla sensazione che siano in gioco ‘cose’ che vanno al di là delle piccole beghe della (cattiva) politica, della difesa di interessi minuti, degli instabili equilibri di governo. Accade allora che la difficoltà a riconoscersi in una delle offerte politiche conviva col bisogno di dirsi ostile a scelte ritenute sicuramente dannose per il Paese, l’Europa, il mondo. In questo caso si vota convintamente ‘contro’, non per spirito distruttivo ma poiché preoccupati per tendenze reputate letali per lo sviluppo culturale, politico, sociale.
Mi pare, questo, il caso del voto di domenica prossima: c’è in giro tanta gente arrabbiata, delusa, deidentificata ma anzitutto preoccupata per il rafforzarsi di tendenze iper-nazionaliste, sovraniste, xenofobe, ‘cattiviste’, attizzanti paure e odi, spregiatrici dei dissenzienti, ignoranti ed esaltatrici dell’ignoranza. Non so voi, ma io mi trovo tra questi. Voterò e voterò non ‘pro’ (non trovo nessun modello di società che mi convinca), ma ‘contro’ la barbarie che non conosce il passato e non progetta il futuro.
Al fondo, la scelta mi pare semplice: tra ‘prima gli Italiani’ (che poi si scopriranno più poveri, soli, incattiviti) e ‘prima gli umani’ (restando umani).
*** Enrico FINZI, 1946, sociologo, saggista, già presidente di Astraricerche, fondatore di Sòno Human Tuning, Contro, non pro, 'Sòno-Tuning', 21 maggio 2019, qui
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