alle piene di primavera,
al peso di un grassone
che viaggiava in autocorriera:
io non mi meraviglio
che il ponte sia crollato,
perché l’avevano fatto
di cemento “amato”.
Invece doveva essere
“armato”, s’intende,
ma la erre c’è sempre
qualcuno che se la prende.
Il cemento senza erre
(oppure con l’erre moscia)
fa il pilone deboluccio
e l’arcata troppo floscia.
In conclusione, il ponte
è colato a picco,
e il ladro di “erre”
è diventato ricco:
passeggia per la città,
va al mare d’estate,
e in tasca gli tintinnano
le “erre” rubate.
*** Gianni RODARI, 1920-1980, scrittore, pedagogista, giornalista e poeta, Il ladro di erre, 1962, da Il libro degli errori, Einaudi, 1964.
Segnalato in 'canzoni contro la guerra', 20 agosto 2018, qui
https://it.wikipedia.org/wiki/Gianni_Rodari
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