lunedì 9 ottobre 2017

#RITAGLI / Padri, aziende, responsabilità (Osvaldo Danzi)

(...) Non parlo dei pater familias nello specifico. Non essendolo, rischierei di peccare di presunzione nel giudicare un lavoro che non conosco, sebbene quando vedo i genitori menare i maestri o certe scene da ristorante dove vorrei conversare serenamente con chi mi accompagna anziché ritrovarmi in una scena di SOS Tata, qualche domanda me la faccio.

Parlo di quei padri che riescono a trasmettere valori e senso di responsabilità a chi arriva dopo: figli, nipoti, studenti o collaboratori. (...)

“La crisi siamo noi”, amo spesso ripetere quando vedo aziende poco lungimiranti e manager poco curiosi. Negli ultimi anni “per colpa della crisi” molte aziende hanno lasciato a casa la loro storia.  Dipendenti importanti che hanno conseguito obiettivi strategici per le loro aziende, che hanno permesso a quelle aziende di crescere e svilupparsi, che hanno rinunciato al sonno, alle ferie, a una famiglia per la loro azienda si sono ritrovati fuori dalla porta da un momento all’altro, per fare spazio a profili più giovani, con meno esperienza, ma soprattutto più economici. La cecità di alcuni direttori del personale che spesso vedo vantarsi in colloquio dei “risultati conseguiti con i sindacati” e poi fanno scena muta quando chiedo quali percorsi di formazione e di crescita hanno sviluppato per le proprie Risorse, sono i responsabili di un gap generazionale e di una profondissima crisi di valori in cui chi oggi entra in azienda non ha più una guida a cui affidarsi.

Ricerchiamo i talenti e molto spesso sono già in azienda - Ed è ancora un tema di responsabilità la schizofrenica ricerca del “talento” che a mio parere non ha aiutato le aziende a risolvere la crisi. L’ha accentuata. Banale, ma evidentemente non per tutti, che sostituire un senior con competenze acquisite, conoscenza dei mercati e relazioni con i clienti chiave al netto degli errori-base già effettuati, con un giovane con poca esperienza, può conseguire solo un unico risultato: lo schianto nel vuoto.

Anzi, due risultati. Assumere un giovane con poca esperienza e caricarlo di responsabilità, KPI, obiettivi a breve termine e non formarlo nei tempi e nei modi richiesti, oltre allo schianto nel vuoto genera anche un problema sociale: allontanare i giovani dalle aziende. E non è un caso se il numero dei NEET o di coloro che si fanno abbagliare dall’idea delle startup o dell’attività in proprio, sia in costante aumento.

Mancano i riferimenti culturali - E infine, mancano dei veri e propri riferimenti culturali al valore aziendale. Ascoltando le interviste o gli interventi della stragrande maggioranza degli imprenditori nostrani emerge un solo unico riferimento: Adriano Olivetti. Evidentemente Luisa Spagnoli, Gaetano Marzotto, Enrico Loccioni, ma anche Guglielmo Marconi (e invito quanti stanno leggendo a visitare Vetrya, Corporate Campus in quel di Orvieto e vero esempio di innovazione culturale in Italia) sono nomi non pervenuti al management italiano. (...)

*** Osvaldo DANZI, selezionatore, esperto di risorse umane, fondatore di FiorDiRisorse, editore di SenzaFiltro, Se me lo avessi detto non ti avrei portato al cinema, 'senzafilto', 8 ottobre 2017

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