La domanda a cui si deve rispondere è ingannevole: col Sì non ci sarebbe la fine del bicameralismo, visto che il Senato futuro sarebbe una strana accozzaglia di membri e di poteri destinata a creare solo problemi (oltre a risolvere con l'immunità le pendenze giudiziarie di amministratori locali disonesti). E non parliamo della promessa di tagliare le spese della politica, che ha un tono populistico e riguarda un risparmio ridicolo a fronte della necessità democratica di avere rappresentanti eletti dal popolo adeguati nel numero e nella gamma politica alle tante differenti realtà di un paese complicato e disuguale per ragioni storiche e sociali come l'Italia.
C'è poi il nodo tra nuova Costituzione e legge elettorale "Italicum": un nodo voluto e deliberato, che non è stato sciolto quando si doveva farlo e forse non lo sarà mai. Le promesse attuali sono un altro inganno. Chi ha impostato la riforma della Costituzione – cioè Renzi che ne è il responsabile e il beneficiario in prima persona – ha concepito il disegno di garantirsi mani libere per l'intera prossima legislatura
Mani libere significa la tendenziale depressione della democrazia in un paese come l'Italia che ne conserva un buon patrimonio di tradizioni e di forme di partecipazione. La breve durata dei governi passati è stata dovuta alla durezza dei condizionamenti esterni e interni, nazionali e internazionali, del partito di maggioranza relativa e del principale partito d'opposizione, ma anche alla vitalità democratica degli italiani che è invece la cosa che si vorrebbe eliminare (e in questo senso il passo più micidiale è stato fatto dal governo Monti con l'inserimento in Costituzione dell'obbligo del pareggio di bilancio che, da solo, ha cancellato il fondamento stesso della Costituzione – il diritto al lavoro).
Una sola osservazione sulla campagna in corso: la sua deliberata drammatizzazione la sta trasformando in un gioco di massa – una distrazione di massa. Col risultato di fare il gioco di chi possiede quasi tutte le fiches, cioè i canali televisivi. Per questo, personalmente, preferisco abbassare la voce.
*** Adriano PROSPERI, 1939, storico, giornalista, Referendum: gli inganni del Sì, 'MicroMega online', 19 ottobre 2016, qui
In Mixtura 1 altro contributo di Adriano Prosperi qui
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