mercoledì 19 ottobre 2016

#SPILLI / Visione e ideali, se non siamo turaccioli (M. Ferrario)

Richard Bandler e John Grinder (vedi qui sotto le informazioni da wikipedia) hanno fondato la PNL (Programmazione NeuroLinguistica): per molti continuano a essere un mito.
In La metamorfosi terapeutica (Astolabio Ubaldini, 1980) scrivono: 
«Uno dei sistemi migliori per procurarsi una vita piena di delusioni consiste nel costruirsi un'immagine di come si vorrebbe che le cose fossero, e poi cercare di adattare tutto quanto a quell'immagine».
Il discorso sarebbe lungo.
In linea di massima convengo: il rischio del mondo ideale è quello farci tanto affascinare che ci crediamo troppo. Ci si dimentica che oggetto della nostra 'fede' è appunto un mondo irreale e soltanto immaginato e si vive di frustrazioni continue per il delta incolmabile che giorno per giorno sperimentiamo nello scontro tra fantasia auspicata e realtà vissuta.

Ma c'è anche un rischio opposto: quello di rinunciare a una 'visione alta, larga e lunga' che implichi un minimo di un 'altro essere possibile', concedendosi prigionieri impotenti alla bruta realtà concreta incontrata ogni giorno. Non avremo delusioni, ma dubito che staremo meglio. 

Forse il punto sta nel centrare, operativamente, l'etimologia del termine 'ideologia', senza dare necessariamente ad esso le valenze negative di 'falsa coscienza' o di 'costruzione campata in aria', ma se mai attribuendogli un'accezione, più neutrale, di 'visione', anche 'ideale', comprensiva degli aspetti intrinsecamente positivi che spingono a sopportare il confronto tra reale e auspicato, magari per ridurne il gap agendo sul reale.

Gli esseri umani si distinguono dagli altri animali perché hanno, o almeno sono potenzialmente capaci di avere, un 'sistema di idee, valori, principi, ideali'. Una 'visione del mondo'. Un 'punto di vista', interno ma anche esterno alla realtà nella quale 'sono gettati', che gli consente di guardare, dall'alto e con il grandangolo, in un'ottica pluridimensionale, la realtà stessa, colorandola di attese, desideri, sogni, progetti, anche per (tentare di) mutarla e migliorarla.

La dimensione ideale non è di per sé negativa. Né è di per sé negativa la frustrazione che consegue alla possibile 'delusione'. Anzi, la delusione può aiutarci (sempre etimologicamente) a 'diminuire/contenere il gioco', soprattutto quando quest'azione, deviando verso quell''illusione' che è di fatto un 'fuorigioco', ci impedisce il 'sano gioco con la realtà' che ci permette sia l'accettazione (attiva) che il cambiamento/miglioramento.

Senza 'visione' siamo alla mercé del dato fattuale, incapaci di operare anche la minima connessione tra un elemento e l'altro della realtà: dunque senza possibilità di dare 'senso' (significato e direzione) a ciò che (ci) accade.
Dubito che in tal modo possiamo liberarci dalla frustrazione: la realtà può farci male non solo perché non è quella che vorremmo, ma perché è quella che è. 
E comunque vivere non è sopravvivere: e il guadagno di essere consapevoli e orientati a sogni e progetti ha un costo che il turacciolo in balia delle onde ovviamente non paga, ma che, per noi, si chiama 'essenza umana'.

Forse il punto è quello di non trasformare, automaticamente e inconsapevolmente, i sogni in progetti. 
I progetti hanno un 'ideale' che fa i conti con il dato di realtà, e quindi, se restano tali e non fuggono per la tangente utopica, sono e restano agganciati al terreno. 
I sogni, invece, vivono in un'altra dimensione, utile per l'ispirazione che possono darci, ma eludono, di per sé ogni, controllo di fattibilità. 
Far diventare obiettivo da raggiungere un sogno significa spesso partorire incubi, oltre che assicurarsi inevitabili cocenti delusioni. 

Ma senza sogni (modelli, ideali, valori), che diano anima al nostro vivere, non ci sono neppure progetti. Vincente, e trionfante, resta solo la realtà, quella data e immodificata che ci pervade: quella che ci 'casca addosso' e fa di noi quello che vuole.

Ogni riferimento ai tempi attuali non è puramente casuale.

*** Massimo Ferrario, Visione e ideali, se non siamo turaccioli, per Mixtura


Richard BANDLER, 1950
psicologo, saggista, life coach statunitense
cofondatore (con John Grinder) della Programmazione Neuro Linguistica
 John GRINDER, 1940
linguista, saggista, life coach
cofondatore (con Richard Bandler) della Programmazione Neuro Linguistica
La metamorfosi terapeutica, Astrolabio Ubaldini, 1980

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