La citazione sopra riportata viene solitamente attribuita, anche in altre formulazioni, al filosofo e scrittore francese Voltaire (1694-1778), ma trova in realtà riscontro soltanto in un testo di Evelyn Beatrice Hall, saggista conosciuta anche con lo pseudonimo di Stephen G. Tallentyre, precisamente in una biografia del filosofo del 1906: The Friends of Voltaire (Gli amici di Voltaire).
Peraltro la stessa saggista Evelyn Beatrice Hall ha ammesso pubblicamente: «La frase “Non sono d’accordo con quello che dici, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto di dirlo” che avete trovato nel mio libro “Voltaire nelle sue lettere” è un’espressione mia e non avrebbe dovuto esser messa tra virgolette. Vi prego di accettare le mie scuse per avervi, senza volerlo, fatto pensare di stare citando una frase usata da Voltaire (o chiunque altro che non sia io).»
E' comunque vero che nel Trattato della tolleranza di Voltaire del 1763 si trovano pensieri simili alla falsa attribuzione, come ad esempio:
«La natura dice a tutti gli esseri umani: (…) Qualora foste tutti dello stesso parere, cosa che sicuramente non succederà mai, qualora non ci fosse che un solo uomo di parere contrario, gli dovrete perdonare: perché sono io che lo faccio pensare come lui pensa.»
«Di tutte le superstizioni, la più pericolosa è quella di odiare il prossimo per le sue opinioni.»
«È cosa crudelissima perseguitare in questa vita quelli che non la pensano al nostro modo.»
«Ma come! Sarà permesso a ciascun cittadino di non credere che alla sua ragione e di pensare ciò che questa ragione, illuminata o ingannata, gli detterà? È necessario, purché non turbi l’ordine.
Tuttavia la frase che più assomiglia alla sintesi operata da Evelyn Beatrice Hall si trova nelle Questioni sull’Enciclopedia di Voltaire, riferita a Claude-Adrien Helvétius:
«Mi piaceva l’autore de L’Esprit. Quest’uomo era meglio di tutti i suoi nemici messi assieme; ma non ho mai approvato né gli errori del suo libro, né le verità banali che afferma con enfasi. Però ho preso fortemente le sue difese, quando uomini assurdi lo hanno condannato.»
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