Alessandro PIPERNO, "Dove la storia finisce"
Mondadori, 2016
pagine 277, € 20,00, ebook € 9,99
Testo di presentazione dell'Editore - Citazioni scelte da Mixtura
Matteo Zevi è sul volo di linea che da Los Angeles lo sta riportando in patria. È dovuto scappare molti anni prima, per debiti, abbandonando dall'oggi al domani i membri della sua famiglia. Su di loro, adesso, il suo ritorno incombe come una calamità persino peggiore di quelle seguite all'improvvisa fuga. Durante l'assenza di Matteo, infatti, ciascuno ha avuto modo di costruirsi un equilibrio apparentemente solido. Giorgio primogenito settario, ambizioso e intraprendente ha aperto l'Orient Express, un locale panasiatico che va per la maggiore, ed è in riluttante attesa di un figlio; Martina, che alla partenza del padre aveva solo nove anni, sconta un precoce matrimonio borghese con turbamenti affettivi e sessuali a dir poco sconvenienti; solo Federica, la seconda moglie che non ha mai smesso di attenderlo, sogna una nuova armonia familiare per la quale è disposta a tutto, mentre Matteo, attratto dalle suggestioni del patriarcato, ritrova vecchi amici e piaceri dimenticati in una Roma deturpata e bellissima. Sono tutti talmente presi da se stessi che quando la Storia irrompe brutalmente nella loro vita li coglie vulnerabili e impreparati. Ognuno è chiamato a fare i conti con il passato e con le incognite di un mondo che appare sempre più sinistro e imponderabile. Ecco allora che la storia finisce dove la Storia incomincia.
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Era in corso il défilé dei soliti amici: lino, popeline, fresco di lana, sandali, mocassini senza calze, ciondoli di corallo; un red carpet ad uso di coppie di mezza età provenienti da un ambiente che un tempo si sarebbe chiamato “buona società”, ma che ora non aveva più nome, né prestigio, né distinzione, solo stock option, avvisi di garanzia, qualche brutto presentimento di casta. L’aristocrazia era svanita da secoli; la grande industria languiva impotente; resisteva una burocrazia di grand commis, amministratori delegati, direttori di rete, tanto venerabili quanto inamovibili. Più o meno ogni tre anni si scambiavano i posti come certa gente di mondo fa con le case di vacanza. Tutto era convenzionale: la musica in sottofondo, le bluse dei camerieri ornate di alamari d’ottone, il finger food dalla consistenza flaccida, le forme pretenziose, il retrogusto di ostrica e ricci di mare. (Alessandro PIPERNO, "Dove la storia finisce", Mondadori, 2016)
«Io non scopo più» diceva.
«Come scusi?» chiese la signora, indecisa se mostrarsi sorpresa o indignata.
«Non scopo più.»
«E come ci riesci?» domandò la ragazza.
«Potrei ribaltare la domanda, tesoro. Come fai tu a farlo così spesso? È una cosa talmente faticosa, triviale, umiliante per le controparti. E il premio è così effimero, almeno per noi uomini. Scopano gli africani, i portoricani, i cinesi. Per non dire degli indiani, che hanno una bieca predilezione per gli stupri. Ma ti informo che dalle nostre parti la gente perbene, la gente dotata di stile, ha smesso di farlo da decenni. Pare che anche gli americani ci stiano arrivando.»
«E non ti manca?»
«Sai, è un po’ come diventare vegani. Dopo qualche mese a base di farro e piselli la sola idea di una bistecca ti fa venire la nausea.»
«E a te il sesso fa venire la nausea?»
«Non ancora. Sono un novizio. Per il momento mi annoia e basta.»
«E tua moglie che dice?»
«E che dice, poveretta? All’inizio c’è rimasta male. Ma è una donna di spirito, ha gradito la mia schiettezza. Le ho detto quello che nessun marito ha il coraggio di dire: che dopo i primi sei mesi il sesso coniugale diventa intollerabilmente incestuoso. Del resto, quando prendi certe risoluzioni devi liberarti dal corollario di sentimenti elementari tipo orgoglio e gelosia. Sarebbe una vera cattiveria pretendere da mia moglie la stessa ascesi. Esigo solo un minimo di discrezione. Per esempio, stasera ci ha dato il benservito. Non me la sentirei di escludere che sia a un rendez-vous romantico con il maestro di yoga. Sesso tantrico, l’ultima perversione delle borghesi insoddisfatte.»
«Non le sembra una posa un po’ patetica?» disse infine la signora.
«La cosa davvero patetica sono questi maschi infoiati come scimmiette, vecchi sfatti con la fichetta al guinzaglio e il Viagra in tasca. Loro sì che li trovo patetici, degradanti e molto più infelici di me.» (Alessandro PIPERNO, "Dove la storia finisce", Mondadori, 2016)
Quello che Lorenzo non capiva era che i pettegolezzi non avevano niente di ozioso e di riprovevole. Semmai erano un modo collaudato da secoli per sentirsi migliori, per ribadire la superiorità della propria coppia sulle altre. Su questo prosperavano la maggior parte delle unioni felici. (Alessandro PIPERNO, Dove la storia finisce, Mondadori, 2016)
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