e gli occhi vanno altrove. Così l'estetica
della rivoluzione s'è chiusa nel cassetto
dei maglioni ben piegati.
Ha avuto i suoi poeti il novecento
e la violenza dell'immaginazione,
ora siamo qui in questa prudenza delle cose,
foglie d'erba dopo il suono del trattore.
In questo tempo che sarà minore
andiamo a piedi. Nessuno ci dà il cambio,
né promette. Cammina, amico, un piede
dopo l'altro. Lascia andare ogni cadenza
e geometria. Guarda in basso
e dimmi se c'è luogo migliore
per dire alle tue gambe io sono.
*** Filippo STRUMIA, psichiatra, psicoanalista, poeta, Quando cadono le arance, resta il tronco, da Filippo Strumia, Marciapiede con vista, Einaudi, 2016
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