lunedì 31 ottobre 2016

#LIBRI PIACIUTI / "L'estate fredda", di Gianrico Carofiglio (recensione di M. Ferrario)

Gianrico CAROFIGLIO, "L'estate fredda"
Einaudi, 2016
pagine 340, € 18,50, ebook € 9,99

Un nuovo maresciallo
Cresce senza sussulti, tirandoti dentro passo dopo passo, il nuovo noir di Gianrico Carofiglio: senza interruzioni, divagazioni, flashback, piani paralleli e tutti quegli effetti speciali cui ci hanno abituato molti romanzi odierni, specie polizieschi.

Una storia raccontata in modo 'classico', con un taglio pacato, chiaro, semplice: che procede con il passo giusto, né troppo lento né troppo veloce, dandoti il tempo, capitolo dopo capitolo, non solo di seguire il filo della trama, che si dipana comunque senza arzigogoli, ma soprattutto di assorbire le emozioni e di cogliere fino in fondo lo spessore dei personaggi.
Sì perché, senza nulla togliere alla attrattività della vicenda in sé, che ci ributta nell'atmosfera cupa e tragica degli anni in cui in Italia la mafia spadroneggiava con le armi, uccidendo i magistrati Falcone e Borsellino, colpisce l'abilità di intaglio psicologico di ogni figura del romanzo, anche delle minori. Questo non sarà una sorpresa per il lettore affezionato di Carofiglio: e tuttavia, forse, stavolta la padronanza di scrittura è ancora più evidente.

Certo, il protagonista, il maresciallo Pietro Fenoglio, è destinato a restare impresso, per i suoi tratti caratteriali un po' introversi, e proprio per questo quanto mai umani; i suoi atteggiamenti sostanzialmente disallineati rispetto al formalismo dell'Arma; la sua etica problematica, e perciò mai moralistica; e la sua tendenza a fare riflessioni solo apparentemente banali sul 'male' contro cui si trova a combattere. Ma l'occhio, leggero e profondo insieme, di Carofiglio sa restituire consistenza, con poche notazioni mai secondarie, a ogni personaggio, dandogli colore e specificità. Ed è anche questo che produce la sensazione in chi legge di 'essere entrato' nel racconto e di poter assistere, come in presa diretta, a ciò che accade.

Siamo a Bari, nel 1992: un'estate dal clima freddo, e per questo assunta come titolo del libro e come nome in codice dell'inchiesta in cui si vede coinvolto Fenoglio insieme con il pubblico ministero Gemma D'Angelo. Un bambino, figlio del boss mafioso Nicola Grimaldi, è stato rapito: il pagamento del riscatto non ha evitato la morte. Ci sono elementi per pensare che si tratti di una guerra interna ai clan: nell'ambiente si punta il dito contro un giovane rivale di Grimaldi, Vito Lopez. Ma così pare non essere. Anzi, Lopez chiede di poter collaborare, si autodenuncia per numerosi omicidi mai rilevati e commessi durante la sua appartenenza al clan di Grimaldi, ma nega di essere implicato nel rapimento del bambino; e, con le sue accuse, provoca l'arresto del suo ex-boss.
L'assassinio del bambino diventa il rovello di Fenoglio: la sua ostinazione intelligente, unita all'intuito di un suo appuntato, Pellecchia, dal passato 'inquieto', risolverà il caso.

Si possono immaginare altre puntate future: sarebbe infatti un peccato non avere più notizie del maresciallo Fenoglio, della magistrata D'Angelo e dell'appuntato Pellecchia.

*** Massimo Ferrario, per Mixtura

https://it.wikipedia.org/wiki/Gianrico_Carofiglio

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Il confine che separa i matti dai normali ci sembra netto, consistente, difficile da valicare. Invece è sottilissimo e in alcuni punti – in alcuni momenti – sfuma senza che ce ne accorgiamo. Ci troviamo nel territorio dei pazzi senza capire com’è successo – e del resto i pazzi lo sanno di essere da quelle parti? (Gianrico Carofiglio, "L'estate fredda", Einaudi, 2016)

Era civilizzato, si disse Fenoglio. Un pluriomicida civilizzato. E sembrava anche simpatico. Una parola assurda – simpatico – riferita a un uomo che aveva trascorso la vita rubando, trafficando, estorcendo e uccidendo senza pietà. Non era la prima volta che Fenoglio faceva questo tipo di riflessione. C’erano criminali stupidi, brutali, cattivi e odiosi. Erano come dovrebbero essere i criminali per corrispondere a una visione semplice e tranquillizzante del mondo. Siete diversi da noi. Voi i cattivi, noi i buoni. Tutto chiaro e decifrabile. 
Però poi c’erano – ne aveva incontrati tanti – spacciatori intelligenti; rapinatori simpatici; assassini capaci di inattesi e gratuiti gesti di umanità. Loro complicavano le cose, rendevano meno facili le classificazioni.  (Gianrico Carofiglio, "L'estate fredda", Einaudi, 2016)

- Non credo che sarò un ufficiale dei carabinieri per tutta la vita. Mi ci sono trovato, ma sin dall’inizio ho pensato di non essere adatto. 
- Forse questa è filosofia a buon mercato, ma io credo che certi lavori dovrebbero essere fatti da quelli che non si sentono adatti, per usare la sua espressione. Sentirsi un po’ fuori posto aiuta, rende piú vigili. Uno che si sente molto adatto, per esempio, non nota l’assurdità del modo in cui scriviamo i verbali. Non nota i particolari importanti.
- Non avevo mai pensato alla cosa in questi termini.  (Gianrico Carofiglio, "L'estate fredda", Einaudi, 2016)

– E le piace fare il carabiniere? 
– Ci sono tante cose che non mi piacciono. Però ce ne sono alcune che mi piacciono. 
– Cosa non le piace? 
– Non mi piace la brutalità. Non mi piacciono i soprusi, soprattutto quelli in nome di una presunta giustizia. Non mi piacciono certi suoi colleghi, non mi piacciono molti avvocati – ma in compenso alcuni mi piacciono molto – non mi piace la gerarchia, non mi piacciono certi ufficiali. Ovviamente non mi piacciono i delinquenti. Alcuni sono davvero ripugnanti. 
– Ci deve essere qualcosa che le piace molto per compensare tutto questo. 
– Mi piace scoprire cosa è successo. Nei limiti del possibile. Mi piace che la gente si fidi di me e decida di raccontarmi quello che sa, anche nelle situazioni più inattese. Mi piace se quello che faccio – a volte capita – restituisce un po’ di dignità a chi l’ha perduta. Dà senso al caos. Poi mi piacciono alcune persone con cui mi capita di lavorare. Qualche suo collega, qualche mio collega, anche qualche pregiudicato. Taluni sono persone gradevoli. 
Fece una pausa, stupito di quello che aveva appena detto. 
– Ho fatto una bella sparata patetica. 
– No. Direi proprio di no. È bella l’idea di dare senso al caos.  (Gianrico Carofiglio, "L'estate fredda", Einaudi, 2016)
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