sabato 22 ottobre 2016

#FAVOLE & RACCONTI / Il giovane che ha capito cos'è la flessibilità (M. Ferrario)

Ha una laurea e una specializzazione conseguita all’estero un anno fa. 
Parla correntemente inglese, francese e spagnolo. 
Sta studiando l’arabo e ha intenzione di imparare anche il cinese.
Sposato, con una bimba piccola, ha urgente bisogno di lavorare: dopo aver cercato invano posizioni adeguate alla sua laurea, è disposto ad accettare qualunque incarico.

Ora è seduto davanti alla scrivania dell’ennesimo selezionatore. 
Che sta rileggendo il suo curriculum. 
E scuote la testa.

Lo sta congedando.
«Niente, giovanotto. Mi spiace, ma non ci siamo. Lei ha un curriculum invidiabile. Ma al momento qui non ci sono possibilità. Eventualmente, ci facciamo vivi noi in futuro».

Il giovane prova a insistere. 
Sottolinea di essere flessibile, di sapersi adattare, di non avere pretese.
Il selezionatore riguarda gli appunti che si era preso ascoltando il candidato durante il colloquio. 
Legge che anche la moglie è disoccupata e ambedue hanno una bimba di pochi mesi da mantenere: nonostante la scorza dura creata dalla routine del mestiere, prova un lampo di empatia.
Nello stesso momento si ricorda della ricerca che ha in corso. Che lo fa disperare: non trova candidature.
Accarezza un'idea assurda e si lascia andare: 
«Ci sarebbe solo una possibilità…». 
Ma si morde subito la lingua. Tenta di fare macchina indietro. 
«No, impossibile. Escludo che lei possa essere la persona giusta...».

Il giovane balza sulla sedia, interessato. 
«Mi dica, dottore».

Il selezionatore tentenna.
Quanto mai non è stato zitto: ora è costretto a precisare.
«Sì, sto cercando l’assistente dell’aiutante di un capo magazzino. Lei capisce che una posizione simile non c’entra proprio con una persona con le sue caratteristiche. Lei è laureato in filosofia, con un master all’estero. Parla tre lingue e ne sta per imparare altre due. L’aiutante del capo magazzino ha la terza elementare e parla solo dialetto. Il capo magazzino ha la terza media».

Il giovane è determinato.
«Non c’è problema, dottore. Le ho detto: so adattarmi».
Il selezionatore è perplesso.  
Il giovane non demorde. 
«Allora?».

Il selezionatore un po' tituba, poi si obbliga a mostrarsi deciso nel chiudere ogni speranza.
«Non insista, la prego. Non se ne fa nulla. Le ribadisco, se in futuro...».
Il giovane ha perso il conto delle volte in cui gli è stato detto che la sua candidatura sarà tenuta in considerazione se in futuro...
Non osa dire più nulla.

Si alza per congedarsi, ma non riesce a nascondere un gesto di profonda e desolata irritazione.
Il selezionatore lo nota.
Resta seduto.
Evita di porgergli la mano per salutarlo.

Poi le sue parole gli escono dalla bocca quasi da sole.
«Mi ascolti. Giusto un'ipotesi buttata lì così: un'ipotesi appunto del tutto inverosimile. Mettiamo che lei venga assunto. E mettiamo che l’aiutante del magazzino le chieda di andare al bar qui all’angolo e di comprargli un panino. Lei cosa gli risponderebbe?».
Il giovane sorride, pronto:
«Gli chiederei se il panino lo vuole col prosciutto o con il formaggio. Se gli piace la maionese e se ci vuole dentro la rucola o cos'altro. E quale bevanda preferisce...».

Il selezionatore si illumina. 
Ha chiuso la ricerca dell’assistente dell’aiutante di magazzino.

*** Massimo Ferrario, Il giovane che ha capito cos'è la flessibilità, 2013-2016, per Mixtura. Riscrittura di una storiella diffusa anche in internet.


In Mixtura altri miei testi di #Favole&Racconti qui

2 commenti:

  1. storiella amara soprattutto perchè reale

    RispondiElimina
  2. Già. E quando il sorriso si fa amaro vuol dire che c'è qualcosa che non va.
    In questo caso si è persa la dignità: un po' siamo stati costretti, un po'ci siamo adattati.
    Il risultato, drammatico, è che tra un po' (ma forse già ora) qualcuno potrebbe chiedere "la dignità, cos'è?".

    RispondiElimina