Frequentemente le virtù contengono un paradosso. Ogni bene racchiude la propria degenerazione.
Vi è una soglia oltre la quale ogni cosa buona diventa tossica: l’ossigeno, il sonno, l’amicizia, la pazienza.
I filosofi stoici chiamavano questo paradosso “anacoluthia”: la reciproca implicazione delle virtù. Nessuna virtù è tale in sé, da sola. Anche la virtù più nobile possiede limiti, oltre i quali cessa di essere tale. La trasparenza senza indulgenza diventa crudeltà, la determinazione non mitigata dalla flessibilità si congela in rigidità, la sicurezza in se stessi non temperata dall’umiltà diventa arroganza, il coraggio senza la prudenza avventatezza.
Ecco dunque la fatica nel possedere a fondo un valore: impegnarsi nella coerenza senza alibi e allo stesso tempo sapere dove l’eccesso diventa perdita di un altro valore, non meno importante.
*** Gian Maria ZAPELLI, specialista di sviluppo e cambiamento, Anacoluthia, 'linkedin.com/pulse', 9 ottobre 2016, qui
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