le facce chiuse nel sonno,
le mani incrociate, le tempie sudate,
l’oro vivo di quel bambino napoletano,
il controllore che mi restituisce il mio dialetto,
mia famiglia, mia terra mi viene incontro.
Quanto è duro vegliare il mio vagone,
fare attenzione alla solitudine di un vecchio
l’impazienza del guaglione senza pace
il saluto del padre al figlio risvegliato,
quei ragazzi stremati dalla vacanza riminese.
Che paura quando una galleria ci prende
azzera gli occhi allontana le parole,
ma che gioia, che respiro di sollievo,
la luce, rivedervi tutti.
*** Daniele MENCARELLI, 1974, poeta, da Bambino Gesù, Nottetempo, 2010. Anche in 'ipoetisonovivi.com', 31 maggio 2013, qui
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