Se pensate, magari con angoscia, che Matteo Renzi abbia vinto il confronto televisivo con Gustavo Zagrebelsky sul referendum perché le cazzate dette con arroganza sono più efficaci della competenza e la complessità è noiosa, o se ritenete che il Renzi americano, Trump, abbia qualche possibilità di successo perché il linguaggio che usa è al livello della seconda elementare (hanno spiegato i linguisti) e dunque raggiunge chiunque, non siete pragmatici: siete dei liberisti. Forse non ideologicamente ma culturalmente: nel senso che avete ormai abbandonato ogni fiducia nella forza della ragione, del sapere e persino della dignità e vi siete persuasi che l’unica cosa che conti sia il mercato, ossia le reazioni delle fasce più distratte e superficiali della popolazione, peraltro indotte a un analfabetismo di ritorno dai media e dai sondaggisti. È dal 1960 che incessantemente stanno promuovendo questa idea della politica e della società come spettacolo: da quando Kennedy, secondo loro, si impose nel dibattito televisivo contro Nixon non perché avesse idee migliori o proposte più convincenti bensì perché Nixon sudava. (...)
*** Francesco ERSPAMER, La stupidità al potere non ci potrà salvare. Il linguaggio semplice semplice dei liberisti contro quello della ragione, 'La Voce di New York', 3 ottobre 2016
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