Vuoi per l’avanzare dell’età, vuoi perché il contesto sociale famigliare mediatico ti consiglia ripetutamente di porti obiettivi con cui misurarti ed essere misurato, vuoi ancora perché la poetica dell’errore ha preso piede in tutti i filoni della formazione manageriale, mi sono trovato di recente a riflettere sul tema del fallimento.
Non del fallimento cattivo, intendiamoci, ma di quello buono. Un po’ come la storia del colesterolo.
Ho messo in fila tutte le cose in cui non sono riuscito, marchiandole come fallimento.
Viste tutte insieme, mi sono chiesto come facessi a essere ancora qui.
Dopo di che mi sono detto che, forse, sono qui proprio grazie a quei fallimenti.
Ho messo in ordine i ragionamenti suddividendoli in capitoli, che vado di seguito a srotolare. (...)
*** Nicola BONORA, imprenditore, Fallire è un po’ morire. E un po’ no. Perché gli insuccessi, come il colesterolo, non fanno sempre male, 'senzafiltro', 28 settembre 2016
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