mercoledì 20 maggio 2015

#LIBRI_SEGNALATI / L'insostenibile leggerezza dell'essere, di Milan Kundera (recensione di Valerio Bianchi)

Milan KUNDERA, L'insostenibile leggerezza dell'essere, 1984
traduzione di A. Barbato (Giuseppe Dierna), Adelphi, 1987 
pagine 318, € 22,00


L’insostenibile leggerezza della nostra natura
“Il tempo umano non ruota in cerchio, ma avanza veloce in linea retta. E’ per questo che l’uomo non può essere felice, perché la felicità è desiderio di ripetizione”. 
In queste poche parole Kundera condensa il senso dell’irrimediabile fallimento verso cui sono diretti i personaggi del suo romanzo. Per farlo l’autore parte dalla negazione del mito dell’eterno ritorno di Nietzsche: la vita che non può ripetersi ogni giorno all’infinito è, per contrapposizione, priva di peso e di ogni significato. Quest’assenza di peso, questa inconsistenza, se da una parte conferisce alla vita una straordinaria leggerezza (poiché ogni suo attimo gode – per usare le parole di Kundera – della circostanza attenuante della sua fugacità), dall’altra le sottrae ogni importanza e ogni valore.
Tutto è transitorio e irripetibile e questa dimensione finisce per essere insostenibile ai nostri occhi, sempre protesi invece alla ricerca di un senso da attribuire alle nostre scelte, a ciò che facciamo. “Einmal ist keinmal”: ciò che avviene solo una volta è come se non fosse mai avvenuto, constata amaramente Tomas, uno dei protagonisti della storia. E’ per questo che egli spende gran parte della sua vita alla ricerca dell’imperativo categorico, della sua ragione di vita, di quel “Es muss sein!” beethoveniano citato più volte nel corso del romanzo. Tomas lo cerca in Tereza, l’amore della sua vita, nella sua professione di medico, nelle tante storie d’amore clandestine vissute negli anni. Eppure si rende conto che ogni sua scelta è più il frutto di un incredibile numero di coincidenze piuttosto che un atto indirizzato al compimento del proprio destino.
La pacificazione e con essa la felicità giungeranno solo alla fine, quando il protagonista sarà ormai vecchio e avrà perso praticamente tutto. Nella progressiva rarefazione della propria vita e nella perdita di ogni certezza materiale Tomas sperimenterà il privilegio dell’assenza di qualunque missione che possa essergli affidata. E in questa assenza, inaspettatamente, scorgerà un sollievo enorme: una leggerezza che non si fa più insostenibile, ma forse davvero compiuta.

Pubblicato nel 1984 come romanzo-saggio (ma non in Cecoslovacchia dove venne censurato dalla dittatura comunista), L’insostenibile leggerezza dell’essere è, ancor prima di una profonda digressione filosofica, una stupenda storia d’amore ambientata negli anni successivi alla primavera di Praga (1968). 
L’oppressione politica fa da sfondo, amplificandola, alla prigionia affettiva nella quale sono confinati i diversi personaggi, dilatandone gli effetti dalla sfera privata a quella pubblica, dai destini individuali a quelli tragici di un intero Paese.

*** Valerio BIANCHI, per Mixtura



Su Milan Kundera, 1929, scrittore, saggista, poeta e drammaturgo ceco naturalizzato francese:

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