Se oggi si può ancora parlare di «rivoluzioni» lo si può fare solo a posteriori – quando, guardando indietro, ci rendiamo conto che si sono accumulati tanti cambiamenti piccoli e apparentemente insignificanti, ma sufficienti a produrre una trasformazione qualitativa, e non solo incrementale, della condizione umana. Privata dei suoi originari referenti, l’idea di «rivoluzione» è stata banalizzata: la usano e ne abusano quotidianamente gli autori di spot pubblicitari, per presentare come «rivoluzionario» ogni prodotto «nuovo e migliorato».
*** Zygmunt BAUMAN, 1925-2017, sociologo polacco, L'arte della vita, Laterza, 2008.
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