Il «sonno della ragione» è una formula ambiziosa e della ragione, cedevolissima alle lusinghe di chiunque la invochi, è bene non fidarsi. Nel mondo provato dalla Grande guerra la ragione comunque si addormentò di fronte a quella che si presentò come «rivoluzione conservatrice», fatta di contenuti elevati e di giustificati rifiuti della crudeltà del mondo moderno, cose da letterati e filosofi. Quando in quelle cose, volgarizzate, si mise a credere chi veramente aveva sofferto e ancora soffriva dei guasti della guerra, quando i disereditati credettero di trovare, nel passato delle loro patrie o in una natura che sapere e tecnica avevano violato, i rimedi dei loro mali e ne individuarono i responsabili nei banchieri (magari con il profilo ebraico), si crearono i presupposti delle dittature europee del Novecento. Anche i poveri e i dimenticati credettero nella mobilitazione morale; finirono mobilitati negli eserciti a farsi ammazzare nei campi di battaglia. Era un percorso non imprevedibile: partito dall’ambiguo moralismo di Socrate, Platone non aveva finito con l’immaginare una città retta da soldati e giudici dell’inquisizione? A chi prometteva rigenerazione morale contro la corruzione politica si perdonarono i programmi strampalati. Mussolini e Hitler avrebbero fatto pulizia e, arrivati al potere, sarebbero stati costretti a rinunciare a ciò che dicevano per farsi propaganda. Gente perbene, intellettuali raffinati, solidi borghesi, ecclesiastici, addirittura il serissimo Stato maggiore tedesco si fidarono. Ottenuta un’accondiscendente indulgenza, quei personaggi misero in pratica proprio le cose più strampalate che avevano detto.
*** Carlo Augusto VIANO, 1929, filosofo e saggista, Indifferenza e indulgenza, 'MicroMega', 1, 2017
Nessun commento:
Posta un commento