In Occidente abbiamo la mania dell’“obiettività”, l’atteggiamento ascetico dello scienziato о dell’agente di cambio che getta via la bellezza e l’universalità della vita per una meta più о meno ideale. In Oriente vi sono saggezza, pace, distacco e impassibilità di una psiche ritornata alla sua origine oscura lasciandosi dietro tutte le preoccupazioni e tutte le gioie della vita qual è e probabilmente anche quale dev’essere. Non c’è da meravigliarsi se questa unilateralità produce in entrambi i casi forme molto simili di monachesimo, garantendo all’eremita, al santo, al monaco о allo scienziato l’indisturbata concentrazione sulla meta da raggiungere. Non ho nulla contro l’unilateralità in quanto tale. L’uomo, questo grande esperimento della natura (o il suo proprio grande esperimento), è evidentemente giustificato a simili imprese, se le può sopportare. Senza unilateralità lo spirito umano non potrebbe svilupparsi nelle sue differenziazioni, ma il fatto di cercare di comprendere i due punti di vista non può arrecare danno.
La tendenza estroversa occidentale e la tendenza introversa orientale hanno in comune uno scopo importante; entrambe compiono sforzi disperati per vincere la nuda naturalità della vita. E' l'affermazione dello spirito sulla materia, l'opus contra naturam, un sintomo della giovanilità dell'uomo che si delizia senza requie nell'uso dell'arma più potente che sia mai stata inventata dalla natura: lo spirito consapevole. Il pomeriggio dell'umanità, situato in un lontano avvenire, può anche portare con sé un altro ideale. Col tempo forse non sogneremo più conquiste.
La tendenza estroversa occidentale e la tendenza introversa orientale hanno in comune uno scopo importante; entrambe compiono sforzi disperati per vincere la nuda naturalità della vita. E' l'affermazione dello spirito sulla materia, l'opus contra naturam, un sintomo della giovanilità dell'uomo che si delizia senza requie nell'uso dell'arma più potente che sia mai stata inventata dalla natura: lo spirito consapevole. Il pomeriggio dell'umanità, situato in un lontano avvenire, può anche portare con sé un altro ideale. Col tempo forse non sogneremo più conquiste.
*** Carl Gustav JUNG, 1875-1961, medico e psicoanalista svizzero, fondatore della psicologia analitica, Pensiero orientale e occidentale, 1954, Commento psicologico al "libro tibetano della grande liberazione", in Religioni orientali, Opere 11, sezione 2^, Bollati Boringhieri, Torino.
In Mixtura altri contributi (oltre 50) di Carl Gustav Jung qui
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