[D: Cosa non la convince del referendum?]
Non si possono chiamare i cittadini a rispondere solo con un 'sì' o con un 'no' quando devono valutare argomenti così differenti: la composizione del senato, l'abolizione delle province e del Cnel, le regole per l'elezione del presidente della repubblica. Sono materie diverse. Sarebbe stato necessario formulare un quesito per ognuna di queste proposte.
[Il problema maggiore che riscontra?]
L'erosione delle autonomie regionali, peraltro solo delle regioni a statuto ordinario. Semmai, sarebbe giusto abolire quelle a statuto speciale. Mi chiedo, poi, come riusciranno i nuovi senatori a fare contemporaneamente i senatori e i sindaci.
[C'è qualcosa che apprezza?]
L'abolizione del Cnel e delle province.
[Che cos'è la costituzione per lei?]
È la legge fondamentale, che coincide al novantanove per cento con l'idea di giustizia.
[Non rischia di sacralizzare la costituzione identificandola con la giustizia?]
Intendo la mia idea di giustizia. Ma credo di no: la costituzione garantisce a ciascuno la libertà di esprimere la propria diversità, cioè di essere cattolico, protestante, ebreo, socialdemocratico, conservatore, estremista o moderato. Allo stesso tempo, però, impedisce che queste diversità diventino causa di discriminazione, stabilendo che tutti siano eguali di fronte alla legge e abbiano pari opportunità.
[Nella costituzione italiana non c'è un riferimento al diritto di ricercare liberamente la felicità, presente invece nella dichiarazione d'indipendenza degli Stati Uniti d'America: la invidia?]
Non la invidio perché la nostra costituzione esprime lo stesso concetto con parole diverse, enunciando all'articolo 3 che è compito della repubblica rimuovere gli ostacoli che impediscono la realizzazione delle persone.
[Ma realizzazione e felicità sono due cose diverse.]
Provi a immaginare una legge che imponga per diritto la felicità: sarebbe un controsenso.
[La dichiarazione d'indipendenza statunitense però riconosce un diritto, non impone di essere felici.]
Nel tempo in cui la costituzione è stata scritta, era difficile enunciare il diritto alla felicità in un paese cattolico come era il nostro. Oggi forse lo si potrebbe fare. Tuttavia, una legge si può mettere al servizio della felicità di tutti solo garantendo la libertà di chiunque. E questo la costituzione italiana lo fa.
[Lei non crede nell'obbedienza. Crede, invece, nella disobbedienza?]
Credo che la disobbedienza alla legge, in certi casi, sia assolutamente necessaria. Gli italiani avrebbero dovuto trasgredire le leggi razziali, per esempio. E, in generale, tutte le volte in cui una legge viola i diritti fondamentali di una persona – e non è possibile modificarla attraverso le vie ordinarie – disobbedire è legittimo.
[Senza limiti?]
Il limite è che non si usi la violenza e che ci si assuma le responsabilità che dalla disobbedienza derivano. Per dire: gli obiettori di coscienza andavano in galera per rimanere fedeli alla propria convinzione. La disobbedienza, spesso, ha avuto una funzione progressiva. Pensi a Rosa Parks, che disobbedendo a una legge che discriminava i neri d'America ha iniziato il percorso di liberazione dalla segregazione razziale.
[A cosa dovrebbe disobbedire oggi un cittadino italiano?]
A quelle disposizioni che discriminano gli esseri umani che chiedono accoglienza in Italia e all'estero.
(...)
*** Gherardo COLOMBO, 1946, ex magistrato, saggista, autore con Piercamillo Davigo del recente La tua giustizia non è le mia, Longanesi, 2016, intervistato da Nicola Mirenzi, Gherardo Colombo all'HuffPost: "La riforma è un pasticcio e riduce lo spazio della democrazia", 'L'Huffington Post', 6 novembre 2016
LINK intervista integrale qui
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