Al mio simile, lo straniero
e ai suoi occhi
che hanno visto ciò che non conosco
Dispiegare le ali e volare
non è facile, lasciare le terre
che hanno udito il primo canto
quando l’alba col suo guanto
ti rinfresca le piume sonnolenti,
è la fame che senti, più forte
del petto che edifica il nido,
a metterti sulle calde correnti
in cerca di cibo o del destino,
anatra airone cenerino
e rondine, vi siamo compagni.
Lungo, è ancora il viaggio
non bisogna affidarsi al cielo
ma restare uniti, si deve
sull’improvvisa neve sulla forza
che cede, ché profondo è il mare
non ci si può nel fondo volare.
Così noi si va, senza sapere
di quali bestie saremo prede…
*** Stefano SANCHINI, 1976, poeta, Emigrazione, in 'regresso.it', qui
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