Cari studenti maschi, fate sì che la giornata mondiale contro la violenza sulle donne parli soprattutto a voi, a voi che avete il futuro del mondo tra le mani e sopratutto nella testa.
La violenza del maschile sul femminile è un cancro difficile da estirpare, in quanto possiede profonde e ataviche radici sociali e culturali. E quando gli atti di violenza e di ignoranza si radicano così solidamente nella storia, sono molti gli stolti che pensano che basti ciò per minimizzarli e giustificarli.
Per questo, cari studenti maschi, dovete essere protagonisti di una vera e propria rivoluzione che, partendo dal quotidiano e dalle relazioni con le vostre amiche e compagne, cambi radicalmente il vostro modo di pensare il femminile e di rapportarsi ad esso.
Per prima cosa bisogna sottrarre il corpo della donna dalle dinamiche di mercificazione in cui esso è sottoposto all'interno dell'economia capitalista, la quale ha prodotto nei secoli una società del consumo che si fonda sulla reificazione di tutto, natura e vite umane comprese. In tale contesto, bisogna liberare la donna, la sua personalità e il suo corpo, dai processi di accumulazione, di profitto e di possesso. La donna non è una proprietà privata come un automobile, una moto o una console. La donna è una soggettività libera, autonoma e indipendente. Ed è questo che il maschio, legato ad una realtà e ad un immaginario di capo, padrone e proprietario fatica comprendere, in particolare nelle società più tradizionaliste.
Come seconda cosa è fondamentale che il maschio affronti con maturità il tema del rifiuto e dell'abbandono, che a partire dalla protezione della madre così tanto caratterizza gli stadi psico-evolutivi del bambino prima e del ragazzo poi. Essere lasciati o essere rifiutati fa parte della vita e della crescita di una persona: solo nel modo di plastica delle pubblicità o di certa fiction il vero uomo è quello che non deve chiedere mai o che ottiene tutto quello che vuole dalla vita, perché forte, danaroso, potente o vincente.
Se riuscirete a non riprodurre questa immagine stereotipata di maschio alfa, che si prende con la forza quanto desidera o quanto pensa che gli appartenga per natura o diritto divino, potremmo costruire una società in cui il maschile e femminile vivano insieme nella bellezza del rispetto e della dignità, da cui sorge la felicità.
Sarà un cammino lungo, ma, con la lungimiranza e tenacia dei piccoli cambiamenti, sarà una percorso irreversibile verso la libertà delle donne e anche di noi uomini, che finalmente potremmo vivere senza dover recitare la parte dei duri condottieri, dei maschi dominatori o dei padripadroni, che nel lungo periodo rendono misere e patetiche le nostre esistenze.
*** Matteo SAUDINO, insegnante di filosofia e storia, Lettera agli studenti maschi contro la violenza sulle donne, 'facebook', 25 novembre 2016, qui
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