E' dalla mattina presto che la radio locale trasmette l'allarme.
Un pericoloso assassino è fuggito dalla prigione della cittadina che dista una cinquantina di chilometri dal villaggio steso ai bordi del Lago Verde: è un ergastolano, armato, disposto a tutto pur di non tornare in galera.
Le famiglie si sono barricate in casa: le mamme hanno impedito ai bambini di giocare all'aperto.
Auto della polizia hanno pattugliato la zona tutto il giorno.
C'è molta preoccupazione.
E' notte.
Nella villetta dorme una coppia di giovani sposi.
La casa è blindata: fornita di ogni dispositivo elettronico in grado di segnalare anche il più piccolo eventuale tentativo di effrazione.
Nella camera della coppia una torcia di luce accecante viene improvvisamente diretta sugli occhi addormentati dei due giovani.
Che si svegliano atterriti.
Lei emette un urlo, poi si raggomitola sotto le coperte, cercando un impossibile nascondiglio, come una bambina che avesse visto un fantasma.
Lui balza seduto sul letto: tenta di alzarsi, ma non fa a tempo.
Un uomo di due metri d'altezza, con i capelli arruffati, gli occhi spiritati, è riuscito, non si sa come, a neutralizzare gli allarmi.
Ora ha posato la torcia e ha girato l'interruttore della luce.
Impugna una pistola.
Con un bastone ha tramortito il giovane, che è caduto sdraiato sul letto, e con l'arma minaccia la donna.
Da un piccolo zaino, estrae due corde, una più lunga dell'altra, di grandi dimensioni.
Agguanta la donna, impietrita dalla paura, e la costringe a sedersi sulla sedia, intimandole di non muoversi. Con una corda le lega mani e piedi: alla spalliera e alle gambe della poltroncina.
Poi, prima che l'uomo possa riaversi, fa altrettanto con lui, inchiodandogli le braccia alla spalliera del letto e annodandogli le caviglie ben strette tra loro, poi fissate ai piedini del letto.
«Penso di essere stato annunciato», sghignazza. «In casi come questo le radio locali avvertono di possibili arrivi. Ecco, io sono arrivato. Sono il pericoloso ergastolano di cui la radio ha senz'altro parlato. E non ho nessuna voglia di tornare in carcere per passare all'ergastolo la vita che mi rimane. Dunque vi conviene obbedire. Senza aprire bocca. Perché potrei perdere la pazienza. E, ergastolo più o ergastolo meno, ho sempre un'arma pronta a sparare. L'ho usata in passato, la posso riusare anche ora».
La donna non riesce a fermare il tremito.
L'uomo si è risvegliato e ha ascoltato le minacce. Ha provato a divincolarsi, ma ha ottenuto solo di ritrovarsi i lacci ancora più stretti.
L'evaso guarda la coppia: in piedi, beffardo.
La osserva a lungo.
Prima lei, poi lui.
Tutti e due di bell'aspetto.
Lei, per quanto scarmigliata e spaventata, appare giovane e seducente: ha capelli fluenti, biondi, la camicia da notte mezza sbottonata, un bel seno che prorompe.
Lui, evidentemente abituato a dormire a torso nudo, mostra un petto con una muscolatura atletica: è calvo, un viso squadrato, un corpo scolpito, un piglio maschio.
«Voglio soldi. In contanti. Dalla cassaforte. Che senz'altro avrete da qualche parte. Me la aprirete. Ma dopo. Prima...».
L'ergastolano spara frasi secche.
Per sottolineare quanto sta dicendo, ha ripreso in mano la pistola.
La coppia non apre bocca.
Entrambi sentono baluginare una speranza: chissà, forse con un po' di soldi se la possono cavare.
Ora l'ergastolano ha posato l'arma.
Si sta avvicinando alla giovane: tenta un sorriso amichevole, senza reagire alla faccia schifata con cui lei lo vede accostarsi al suo corpo e vorrebbe tanto liberarsi delle corde.
L'uomo abbassa per alcuni istanti il viso al petto della donna: le sussurra qualcosa, mentre, quasi con cautela, le palpa le tette.
Pare che anche la donna gli dica qualcosa: e infatti lui, aggrotta le sopracciglia e, attento, ascolta.
Quindi si alza, deciso a uscire dalla stanza.
Ride:
«Mi raccomando. Buoni e zitti. Continuate a fare la coppia innamorata e mandatevi i bacini a vicenda. Torno subito: c'è una cosa che mi aspetta e me la sto già pregustando...».
Ride:
«Mi raccomando. Buoni e zitti. Continuate a fare la coppia innamorata e mandatevi i bacini a vicenda. Torno subito: c'è una cosa che mi aspetta e me la sto già pregustando...».
Il marito non ha perso un fotogramma: ha osservato l'uomo che toccava il petto della moglie senza mostrare alcuna reazione.
Non capisce dove sia andato l'ergastolano.
Ma approfitta dell'assenza, che immagina momentanea, per pregare la giovane, con voce la più bassa possibile, di essere salda e non perdersi d'animo.
«Amore, quest’uomo non vede una donna da anni. L’ho visto che ti baciava il seno: è terribile lo so, e vorrei aver potuto impedirlo, ma come vedi siamo legati entrambi e siamo nelle sue mani. Immagino che appena tornerà vorrà fare sesso. Ti chiedo, per te e per me, di non opporre resistenza, ma anzi di collaborare. Per carità non contraddirlo e lasciati andare, anzi fai finta che ti piaccia tutto quello che ti vorrà fare. Mi raccomando: le nostre vite dipendono dalla tua disponibilità. E' orribile, lo so, ma ci è capitata questa disgrazia e ormai possiamo solo non aggravarla e sperare così di salvarci la pelle. Fare altro peggiorerebbe tutto. Sii forte, mia cara. Anch'io cercherò di esserlo. Del resto, tu lo sai: io ti amo e ti amerò sempre... Non sarà questo terribile episodio a rompere il legame di amore che ci unisce...».
La donna sorride: stranamente pare essersi tranquillizzata.
«Sono felice che tu la pensi così, mio caro. Perché anch'io sono arrivata a questa conclusione. Dobbiamo arrenderci e fare solo quello che lui vuole, sperando che questo bruto se ne vada al più presto. In effetti, come tu dicevi, quest’uomo mi confermava che non vede una donna da anni e io non gli dispiaccio. Comunque, vorrei rassicurarti: non mi stava baciando il seno, l'ha solo palpato un po', tra l'altro con molta delicatezza. E mentre lo faceva mi diceva all'orecchio che io sono una donna desiderabile... ».
Dalla stanza in fondo alla casa, si succedono più schianti, come di mobiletti che fracassano a terra.
Il marito ha un sobbalzo nel letto: si chiede a voce alta cosa stia accadendo.
La donna crede di aver capito, ma non dice nulla.
Poi il giovane torna al racconto della moglie.
«Vedi, amore, è come ti dicevo. Tu gli piaci. A questo punto devi solo assecondarlo...».
La donna annuisce.
«Certo, tesoro, assecondarlo. Hai perfettamente ragione. E' vero, io gli piaccio, me l'ha detto. Però mi ha confessato che tu, per i suoi gusti, gli piaci di più. Per questo mi chiedeva se di là in bagno abbiamo della vaselina. Io naturalmente gli ho detto di sì e spero per te che, in quel casino di boccettine e tubetti che c'è di là, l'abbia trovata, magari anche dopo aver aver buttato per terra, come abbiamo sentito, tutti gli scaffali. Sii forte, mio caro. Assecondalo, mi raccomando. Anch’io ti amo molto».
Dalla stanza in fondo alla casa, si succedono più schianti, come di mobiletti che fracassano a terra.
Il marito ha un sobbalzo nel letto: si chiede a voce alta cosa stia accadendo.
La donna crede di aver capito, ma non dice nulla.
Poi il giovane torna al racconto della moglie.
«Vedi, amore, è come ti dicevo. Tu gli piaci. A questo punto devi solo assecondarlo...».
La donna annuisce.
«Certo, tesoro, assecondarlo. Hai perfettamente ragione. E' vero, io gli piaccio, me l'ha detto. Però mi ha confessato che tu, per i suoi gusti, gli piaci di più. Per questo mi chiedeva se di là in bagno abbiamo della vaselina. Io naturalmente gli ho detto di sì e spero per te che, in quel casino di boccettine e tubetti che c'è di là, l'abbia trovata, magari anche dopo aver aver buttato per terra, come abbiamo sentito, tutti gli scaffali. Sii forte, mio caro. Assecondalo, mi raccomando. Anch’io ti amo molto».
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