L’onestà, il rispetto e le buone maniere sono essenziali forme d’interazione sociale che esistono solo finché vengono praticate dalla collettività. Se la gente le trascura o consente che vengano ignorate da ampie minoranze, scompaiono e non c’è legge o governo che possa ripristinarle. Come il linguaggio: appena un popolo smette di usarlo o di seguirne le regole, diventa una lingua morta.
In America la credibilità di Trump è ulteriormente calata dopo che è stato scoperto e trasmesso il video di alcuni suoi commenti fuori onda di una decina di anni fa, in cui si vantava di aver molestato sessualmente le donne che trovava attraenti, non solo verbalmente ma anche fisicamente: “Quando sei una celebrity te lo lasciano fare, puoi fare qualunque cosa”, spiegava. Disgustoso: per il suo comportamento aggressivo (l’inglese usa un aggettivo più adatto: predatorio) ma anche per l’arroganza con cui ha rivendicato una condizione speciale, al di là della morale, per i vincenti come lui. Anche nel recente dibattito presidenziale la sua presunzione è emersa con chiarezza: “Vuol dire che sono furbo”, ha detto interrompendo Clinton che lo accusava di usare ogni sotterfugio per non pagare le tasse. (...)
*** Francesco ERSPAMER, docente di studi italiani e romanzi ad Harvard, saggista, Trump, la deregulation morale e il declino italiano, 'La voce di New York', 9 ottobre 2016
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