Sia chiaro, non tutti gli uomini stuprano. Ma c’è una presa di coscienza che come donne dobbiamo fare e cioè che esistono situazioni in cui se perdiamo il controllo questo controllo può essere preso da qualcun altro su di noi. Se sei ubriaca o drogata, e l’uomo con cui sei è a sua volta privo di controllo, sei in una situazione di rischio. Perché anche il migliore ragazzo del mondo, se fuori controllo, è meno capace di interpretare i segnali dati da una ragazza, quei messaggi che pongono il limite “fin qui sono disposta ad arrivare, oltre no”. Comunque è un uomo, ha una testa fatta in un modo diverso dalla testa di una donna. Ha difficoltà anche in condizioni di assoluto controllo su se stesso di capire quale è il limite se esso non è esplicitamente dichiarato.
[D: Lo stupro come frutto di 'misunderstanding'. Il tentativo di capire cosa scatta nella mente di un maschio fuori controllo può far venire i brividi. Soprattutto se fatto da una femminista di lungo corso. Soprattutto se ci si ricorda che la maggior parte dei giovani accusati di violenza sessuale si difendono dicendo “ma lei ci stava”. Eppure forse è necessario che a fare quel discorso sia proprio una donna, come la Kustermann, che si è sempre schierata con le donne. Allora, dottoressa, l’occasione fa l’uomo ladro, lo stupratore non è un mostro?]
La premessa di fondo deve essere chiara. Fare l’amore è una richiesta che un ragazzo o un uomo può fare a una donna ma poi deve ascoltare la risposta. Punto. Se non c’è un esplicito consenso è violenza sessuale, ed è un reato. Ma ci sono situazioni che generano un equivoco di fondo. Ragazzi che non necessariamente hanno chiaro che quella ragazza ha detto un no. Perché a loro volta sono in una situazione di momentanea incapacità di intendere e di volere da alcol o droga. Sono casi rari, intendiamoci. Nella maggioranza dei casi ci troviamo invece di fronte a uomini che non accettano il no e stuprano perché ritengono sia un loro diritto farlo. Come se non avessero coscienza che è un reato. (...)
Dov’è l’errore nella loro educazione, dove è andata in corto circuito la convinzione che una donna non deve essere violentata, mai percossa, mai maltrattata psicologicamente? Probabilmente l’immagine di sé che noi trasmettiamo ai figli maschi non è così sacra. Non ci sono più confini invalicabili. Esattamente come accettiamo un eccesso di richieste da parte dei figli, forse non riusciamo a trasmettere loro l’idea che non c’è una disponibilità femminile di fronte a qualunque richiesta.
[D: E allora?]
Allora possiamo insegnare alle bambine a dire un no che sia un no e un sì che sia un sì. E insegnare ai ragazzini che il no di quella bambina, che diventerà una giovane donna, non è ‘naturale ritrosia femminile’. Comunque, dopo uno stupro tocca sempre alla donna dimostrare quel no, la violenza è un reato che non ha testimoni.
*** Alessandra KUSTERMANN, ginecologa, medio primario alla clinica Mangiagalli di Milano, responsabile del reparto Soccorso violenza sessuale, femminista storica, intervistata da Sara Gandolfi, ‘Magazine Corriere della Sera’, 19 febbraio 2009
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