(...) Dimostrare di saper utilizzare i social network è sempre più richiesto quando ci si presenta per un nuovo lavoro. Ma esagerare nell'utilizzo di Facebook, soprattutto, o di un altro social potrebbe diventare un ostacolo insormontabile nel traguardare una selezione. Oltre che diventare imbarazzante per il proprio curriculum vitae. Non stupisce più di tanto il dato che emerge dall'annuale ricerca Adecco denominata "Work Trends Study", che in Italia ha coinvolto 2.742 candidati e 143 "reclutatori".
Dove si conferma che il settore si è trasferito quasi per intero sulla Rete, visto che "le attività di ricerca di lavoro da parte di candidati e di ricerca di profili professionali da parte dei recruiter si svolgono per la maggior parte sul web, rispettivamente nel 80 per cento e nel 64 per cento dei casi. Per l'attività dei recruiter, rispetto all'indagine precedente, si tratta di un vero balzo in avanti con un incremento del 19% della quota. Adecco prevede che entro il 2017, più di due candidati su tre (71%) verranno individuati attraverso una ricerca internet.
E siccome tutto si muove attorno al web, chi è in cerca di una occupazione andrà a vedere il profilo di una società per cercare di evitare di finire nel posto sbagliato o con scarse prospettive di carriera. Ma, allo stesso, modo, le imprese o chi deve selezionare il personale finisce inevitabilmente per costruire un profilo dei candidati che passa anche dai social. I recruiter ammetteono nella ricerca di "adoperare i social network per cercare candidati passivi (78,3% delle risposte), verificare i cv ricevuti (75,5%) e la rete del candidato (67,1%), controllare i contenuti pubblicati (57,3%) e la digital reputation (50,3%). In sostanza, la web reputation assume sempre più rilievo: aumentato il numero di recruiter che hanno ammesso "di aver escluso potenziali candidati dalla selezione in seguito alla pubblicazione di contenuti o foto improprie sui profili social", in una percentuale che dal 25,5 per cento della precedente rilevazione è salita all'attuale 35 per cento. (...)
Ma cosa valutano i selezionatori e cosa li spinge a bocciare un candidato? Sempre secondo l'indagine, emerge che non canta tanto il numero di connessioni, ma conta l'aver pubblicato foto improprie (20% dei casi), aver dato "informazioni non coerenti con il cv (18%), aver "evidenziato caratteristiche della personalità non adatte alla posizione di lavoro aperta" (16%). Contano anche l'aver scoperto commenti negativi sui datori di lavoro precedenti (11%) e contenuti di tipo discriminatorio (8,4%). (...)
*** Luca PAGNI, giornalista, Lavoro, un candidato su tre escluso per uso "improprio" di Facebook, 'repubblica.it', 11 novembre 2015
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