(...) Ma non è necessario essere (o aspirare a essere) un artista per trovare vantaggio nel rubare. In realtà si può (anzi, si dovrebbe) rubare ciò che può essere sì imparato, ma che è impossibile da insegnare perché il fatto stesso di insegnarlo sembra impedirne, paradossalmente, l’acquisizione.
Si tratta di tutto ciò che ha a che fare sia con l’espressione di un talento individuale, non necessariamente artistico, sia con l’esigenza di tener conto di molte variabili e di gestire l’incertezza, l’ambiguità e l’imprevisto.
Si tratta, insomma, di osservare un “fare”, che va intuito e ricostruito e reso proprio (appunto: va “rubato”) accostando pazientemente esempi e indizi. Non si tratta in alcun modo di ascoltare un “dire” astratto e teorico, che risulta nella maggior parte dei casi inutile, e in alcuni può essere addirittura fuorviante.
Così come si impara meglio se si sa imparare, si ruba molto meglio se si sa rubare
Mi spiego: posso raccontare e anche insegnare – l’ho fatto molte volte – che cos’è un processo creativo, come funziona e che cosa può favorirlo, ma la capacità di pensare in modo creativo è difficile da codificare, e può essere solo rubata osservando il modo in cui procede chi è, in qualsiasi campo, capace di pensare proprio in quel modo lì.
Ma lo stesso discorso vale per la capacità di prendere decisioni, per quella di negoziare o per quella di gestire le persone. Vale per tutto quanto riguarda il gusto e lo stile. Vale per l’arte di potare gli ulivi e per quella di sistemare vecchi mobili in una stanza ottenendo un insieme armonioso. Le regole possono essere apprese. Le capacità vanno rubate.
Così come si impara meglio se si sa imparare, si ruba molto meglio se si sa rubare: e questo vuol dire scegliere bene sia i soggetti sia, di volta in volta, l’oggetto del furto. E come si impara a rubare? Facile: osservando i ladri migliori.
*** Annamaria TESTA, pubblicitaria, Quel che non può essere insegnato va rubato, 'internazionale.it', 3 novembre 2015
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