Non poteva crederci: proprio lui e Claudia Schiffer.
Insieme.
Se solo avessero potuto immaginarselo i suoi amici del club, con tutti quei loro sogni da dongiovanni…
Una fortuna pazzesca, incredibile, neppure immaginabile. Non solo era scampato al naufragio. Ma era pure finito su quell’isola deserta, con lei: Claudia Schiffer, appunto. Loro due, soli…
Naturalmente, nasce una storia.
Però, dopo un mese, lui dice a lei:
«Senti Claudia, il nostro rapporto è molto bello, tu sei splendida, ma io sento il bisogno di un diversivo. Ti dispiacerebbe se…».
«… se…?», domanda lei tra l’incuriosito e il preoccupato.
«… se ti vestissi da uomo?».
Lei lo guarda: stupita, senza capire.
«Vestirmi da uomo? Ma cosa ti salta in mente? Io, Claudia Schiffer, simbolo della bellezza femminile, mi dovrei vestire da uomo?».
Lui mostra di comprendere, ma insiste:
«Sì, lo so, è una stranezza… però, ti prego, non ti arrabbiare… su quest’isola ci siamo solo noi due, in fondo… se mi vuoi bene…».
Claudia cerca di resistere, ma lui non demorde. E alla fine acconsente: si vestirà da uomo.
Passa un mese e lui riprende l’argomento.
«Ho apprezzato molto, Claudia, che tu ti sia vestita da uomo… Però…».
«Però…?».
«Ti chiedo ancora un piccolo cambiamento. Mi piacerebbe molto che tu… se potessi… sì, insomma, non potresti anche… parlarmi con voce maschile?».
«Parlarti con voce maschile…? Ma ti pare possibile che io, Claudia Schiffer, con questa mia voce femminile che potrebbe far impazzire qualunque uomo…».
«Ti prego, Claudia, fallo per me. Ci siamo solo noi due su quest’isola. Nessuno ti vede o ti sente oltre me. E’ una piccola cosa che ti chiedo, accontentami».
Di nuovo, lei accetta.
E quando lo incontra, si sforza di parlargli con voce maschile.
Trascorre un altro mese, e lui ha un’ultima richiesta.
«Claudia, ti ringrazio per quanto stai facendo per me: ti sei vestita da uomo e parli con voce da uomo. Ma ora… avrei un’ultima cosa da chiederti. Vorrei… che cambiassi nome».
«Cambiare nome? E come vorresti chiamarmi adesso?».
«Mario, per esempio».
«Ma sei impazzito! Io dovrei chiamarmi Mario?!».
«No, no, non ti arrabbiare, non ti chiedo di cambiare nome per sempre… solo vorrei qualche volta… insomma… è sempre così tutto uguale su quest’isola, cosa ti costa, ogni tanto, lasciarti chiamare Mario?».
Lei si fa promettere che questa è l’ultima richiesta stravagante.
Poi, sia pure controvoglia, accetta di farsi chiamare Mario.
«Ma solo per una settimana», dice.
Lui la ringrazia, felice.
E per qualche giorno se ne va da solo a vivere dall’altra parte dell’isola.
Giunge la fine della settimana. E lui ricompare.
Lei sta camminando sulla spiaggia.
Appena la vede, lui le si avvicina. La guarda e sorride. Poi, con aria un po’ spavalda, la saluta:
«Ciao, Mario, come stai?».
Lei gli sorride: pensa che il gioco ormai sta per finire.
«Bene», risponde. «E tu?».
«Ottimamente. A proposito, Mario, sai l’ultima…?».
Lei strabuzza gli occhi. Poi, ironica gli chiede:
«L'ultima? E che è successo di nuovo qui sull'isola, ultimamente?».
«Mi sono fatto la Schiffer».
*** Massimo Ferrario, per Mixtura - Riscrittura di un testo anonimo, 2013-2015
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