(...) Ci hanno dipinto i greci come un popolo spendaccione, il figliolo scapestrato della famiglia europea, che aveva dilapidato centinaia di miliardi in pensioni di lusso, in stipendi e regalie; ci hanno imbottito i crani di menzogne clamorose e gravi, e ci è voluto un tardivo Massimo D’Alema a dire fuori dei denti, sia pur in zona Cesarini, che i soldi che l’Europa ha dato alla Grecia in realtà li ha dati alle banche tedesche, innanzi tutto, poi a quelle francesi, e anche un poco, infine, a quelle italiane, mentre l’ineffabile Renzi, tacchineggiando, ripeteva il suo mantra che l’Italia non è come la Grecia, che noi “abbiamo fatto le riforme, e le stiamo facendo” e dunque “non siamo in pericolo”.
In realtà è esattamente l’opposto. Noi siamo in pericolo, non malgrado le “riforme”, ma a causa di esse, che ci stanno togliendo tutte le conquiste realizzate in decenni di lotte, e che vengono chiamate con dispregio “Stato sociale”, o peggio “Stato assistenziale”¬. Siamo in pericolo perché sudditi, non più cittadini in senso pieno, ai quali viene tolto il potere di scelta in scelte istituzionali (ed elettorali) sempre più antidemocratiche all’insegna del leaderismo “decisionistico”; e che subiscono un sistema economico-sociale che accresce anno dopo anno le disuguaglianze. Siamo in pericolo perché l’Europa che blatera di pace si sta armando contro quanti reclamano giustizia, e si impegna sempre più in situazioni foriere di guerre imposte dall’alleato padrone statunitense. Siamo in pericolo perché sottoposti al diktat perennemente vessatorio della solita Germania, che ha imposto la sua moneta, e l’ha spacciata per “moneta europea”: insomma, il marco si è travestito da euro, e la Germania ha realizzato la sua Anschluss (richiamo con questo titolo il bel libro di Vladimiro Giacchè, che tutti dovrebbero leggere).
Noi popoli d’Europa siamo in pericolo perché l’Unione Europea è fallita, clamorosamente, e se non si vorrà prendere atto del risultato greco, e dei segnali che da tanta parte del Continente giungono incessanti, questo fallimento avrà conseguenze pesanti per tutti: a meno che, cogliendo la palla al balzo, si compia un gesto di coraggio, da parte di Italia, Francia, Spagna, Portogallo, che, accanto alla Grecia, diano vita a una Unione Mediterranea, che avvii un dialogo intenso e proficuo con le genti del Nordafrica, e del Medio Oriente, disinnescando così altri conflitti, e forse mettendo fine alla risposta disperata del terrorismo. (...)
*** Angelo D'ORSI, 1947, storico, docente di storia delle dottrine politiche, Un no che viene dal cuore d'Europa, 'Micromega on line', 5 luglio 2015
LINK, articolo integrale qui
Sempre nel blog Mixtura, 1 altro contributo di Angelo d'Orsi qui
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