Scacciare l’abitudine di pensare
che se sbagli sei sbagliato.
Contemplare la strabiliante invenzione degli errori,
della mira presa male,
delle cantonate e delle distrazioni,
la meraviglia dei particolari
sfuggiti di vista e di mano,
delle sbandate e degli equivoci,
quando è troppo tardi
e non resta che perdere
forse solo perché
non era il tuo momento
per vincere, non erano lì
le tue persone e i tuoi traguardi.
Scacciare la tradizione
della vittoria al primo colpo
e celebrare l’occasione unica di sbagliare,
fallire il bersaglio in un punto preciso
per eccesso o per difetto,
la benedizione di essere
incompresi e ultimi,
di studiare il tesoro
della pietra d’inciampo.
Tornare in fretta a scuola
di fallimenti,
praticare la pedagogia della memoria,
celebrare ciò che non ha funzionato.
Solo uscendo da strade
non tue riconosci
il sentiero migliore.
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