venerdì 11 febbraio 2022

#FAVOLE & RACCONTI / Lo scemo del villaggio (Massimo Ferrario)

Era accaduto ancora. 

Lui era entrato al bar dell'Angelo d'Oro, il locale centrale del paese, sulla piazza della chiesa. In genere, specie d'estate quando l’afa era pesante, il barista gli offriva un bicchiere di birra. Lui ringraziava, beveva, ma prima di andarsene c'era sempre qualcuno che si divertiva: metteva sul bancone una banconota da cinque euro insieme con una moneta da un euro e gli chiedeva di scegliere, intascando la moneta o la banconota. Il solito gruppo di avventori che si avvicendavano in quello che consideravano un gioco spiritoso, ma che era tale solo per i poveri di spirito che insistevano a farlo, assisteva in silenzio: sapevano in partenza come sarebbe finita e si preparavano a gustarsi l'ennesima derisione in pubblico che sarebbe seguita nei confronti del povero disgraziato.

Lui era il 'barbone' del paese: dormiva per strada e, quando non riusciva a farsi offrire qualche lavoretto pagato, chiedeva la carità. Senza insistenza, rispettando l'indifferenza degli altri. Diceva sempre grazie, anche quando nessuno gli allungava qualche centesimo, e non disturbava nessuno. Ma tutti lo prendevano in giro perché era considerato lo 'scemo del villaggio'. 

Quella volta, dopo che, come sempre, lui aveva scelto la moneta da un euro lasciando sul bancone la banconota da cinque euro, tra gli sghignazzi generali e i soliti insulti di 'sceeemo sceeemo', un nuovo cliente del bar, proveniente dal paesino vicino e che quindi non conosceva il pover’uomo, decise di intervenire. 

Quando tutti smisero di deriderlo e se ne uscirono dal bar, il forestiero si avvicinò all’uomo e, con molto rispetto, gli fece notare quello che era accaduto. Perché sceglieva la moneta da un euro quando poteva prendere la banconota da cinque? Era ovvio che con questa scelta ci perdeva quattro euro.

Il barbone fissò il forestiero, scuotendo il capo. «Non mi conosci, buon uomo. Apprezzo il tuo coinvolgimento. Ma forse tu non sai che io qui sono conosciuto come lo 'scemo del villaggio'. Lo pensi anche tu?».

«Io no. Non ti conosco, è vero. Ma sono abituato a rispettare le persone. Non ho motivo per credere che tu sia quello che dicono. Se ti comporti così avrai le tue ragioni. Solo che non le conosco. E, se posso dirtelo senza che ti offendi, non capisco il tuo comportamento. Potresti guadagnare di più, invece ci perdi».

«Mi piaci, forestiero. Peccato che non sei di qui. Potremmo frequentarci e magari diverremmo amici. Perché, sai, io qui sono chiamato ‘lo scemo del villaggio’, ma non sono scemo. Questo gioco che fa divertire quei poveretti che poi sghignazzano additandomi al pubblico ludibrio si ripete spesso. Lo fanno apposta per prendermi per i fondelli. Sai cosa succederebbe se per una volta scegliessi la banconota da cinque euro anziché la moneta da uno?»

«Non lo so. Forse ti metteresti in tasca quattro euro in più.»

«Vero. Ma sarebbe la prima e ultima volta. Credi che loro, gli intelligentoni che amano fare questo gioco scemo, per sentirsi superiori a un povero disgraziato come me creduto scemo, continuerebbero a farlo? ».

*** Massimo Ferrario, Lo scemo del villaggio, per Mixtura - Il racconto è una libera riscrittura di un testo diffuso in internet.

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