In questa parte di mondo siamo entrati in agitazione: sui media (stampa, social, talk show) ci chiediamo con ansia se non è il caso di pretendere di avere sin d'ora (subito, domani) la terza dose di vaccino quando ancora la scienza non ha acquisito evidenze documentate sulla sua utilità/necessità.
Per la verità il verbo giusto che meglio esprime il nostro atteggiamento di preoccupazione concitata e rigorosamente auto-riferita, più che 'avere', dovrebbe essere 'arraffare': visto che a nessuno di noi continua a 'fregare niente' dell'Africa, un continente di oltre 1 miliardo e duecento milioni di popolazione, che finora ha immunizzato poco più dell'1% perché da 'loro' i vaccini non arrivano.
Il solito 'buonismo'? Per niente. Anche autorevolmente è già stato detto che preoccuparsi degli africani non è buonismo stucchevole per le anime belle. Ma egoismo. Egoismo intelligente. Per corpi e anime che vogliano salvaguardare sé stessi. Perché mai come stavolta dovremmo aver capito che gli 'altri' siamo 'noi'. Di qualunque colore siano questi 'altri'. E qualunque simpatia, o antipatia, questi 'altri' suscitino in noi.
Solo per il fatto che esistono, gli 'altri' ci riguardano.
Doverlo ripetere già dice il livello di idiota stoltezza che ci sommerge.
Chi credeva che 'dopo' saremmo stati meglio di 'prima' prenda atto: neppure la pandemia può insegnare, a chi è culturalmente e irrimediabilmente ottuso e confonde il suo ombelico per il mondo, la banalità fondamentale che il pianeta è un villaggio e l'interdipendenza è globale.
Il suicidio non è un destino: ce lo stiamo meritando.
Basta attendere.
*** Massimo Ferrario, I vaccini, l'Africa, noi, per Mixtura
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