'Agire' non è un semplice ‘fare’. Men che meno è un ‘darsi da fare’ o un ‘agitarsi’: entrambi improduttivi e solo 'di facciata'.
E’ un fare ‘pensante e pensato’, finalizzato, autodisciplinato, regolato.
E’ contestualizzato e sistemico: tiene conto di compatibilità, vincoli, possibilità e ne tenta la conciliazione in una logica di sistema (interdipendenze, micro-macro, verticale-orizzontale, oggi-domani, breve-lungo termine).
C’è un tempo per pensare e un tempo per agire.
Ma oggi sarebbe tempo di riunire (o avvicinare al massimo) i due tempi.
Per avere finalmente una 'pratica-che-vede' (secondo l'etimologia di 'teoria') e un 'pensiero-critico-che opera' (incide/trasforma), evitando la speculazione sterile e la retorica delle parole (dei principi, dei valori) che non calano mai a terra.
Così sarà più facile che le cose vengano fatte: che è l'unico modo con cui possano essere 'benfatte'.
Perché le cose o sono ‘benfatte’ o 'non' sono fatte.
Questione di 'estetica'. Ma anche (forse soprattutto) di 'etica'.
*** Massimo Ferrario, 'Dentro le parole, 'Agire', per 'Mixtura', - Testo ispirato a un mio vecchio documento di slide dal titolo 25 Verbi-Chiave di Comportamento Organizzativo, Dia-Logos, 2011-2018, 'Mixtura', 17 gennaio 2015, qui
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