E chissà perché
di nuovo il mondo
cadde in disgrazia:
guizzò un turbine saturo di polvere,
come se, stringendo ali d’acciaio,
guizzasse una squadriglia, e con un sordo
urlo scomparve dietro l’orizzonte,
si inginocchiò la segale nei campi,
ma si raddrizzò, non senza sforzo,
gemettero le spighe traboccanti,
e l’equilibrio
fu ristabilito.
*** Leonid MARTYNOV, 1905-1980, poeta russo, Una raffica, da Nuovi poeti sovietici, Einaudi, 1961, traduzione di Angelo Maria Ripellino, in 'il canto delle sirene', 3 maggio 2021, qui
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