Gli animali, salvati da Noè, scendono dall’Arca dopo il diluvio universale. Si accoppieranno e con ciò daranno vita a tutte le specie animali, inclusa quella umana. Hanno rischiato la scomparsa, hanno sentito l’ira divina, sono stati uniti nel comune pericolo, si sono protetti a vicenda (i lupi non hanno divorato le pecore), hanno praticato il mutuo riconoscimento, muovono serenamente verso il futuro di tutti.
Ora, questo antico mito biblico narra del nostro presente: dopo immani tragedie, consapevoli delle nostre responsabilità generative, consci della dignità di ognuno, liberati dagli stereotipi (i lupi cattivi, le pecore miti), non possiamo che orientarci al domani con insensata fiducia; salvati sull’Arca, dobbiamo generare figli ed eredi (anche solo simbolici), raccontare il ‘prima’ e creare il ‘poi’.
Veniamo tutti da orrendi diluvi (a partire dallo choc del nascere), sappiamo – o dovremmo sapere – che la vita è anche perdita e poi morte, che sulla passerella dell’Arca portiamo dolori e sogni, tristezze e speranze. Tutti insieme, essendo noi, non isolati ‘ii’: miserabili, straordinari abitanti di questa piccola Terra in un angolo del cosmo immenso, capaci di trascorrervi brevemente, senza un senso che quel che un dio ci ha offerto o che noi ci siamo dati per rendere prezioso il nostro comune transito su un vecchio sasso rotante nello spazio immenso.
*** Enrico FINZI, sociologo, saggista, già presidente di Astraricerche, presidente di Sòno, Scendendo dall’arca, ‘Sòno Human Tuning- Il Blog di Enrico Finzi’, 5 settembre 2019.
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