giovedì 26 settembre 2019

#SENZA_TAGLI / La speranza affidata al tango (Anna Mallamo)

E poi dite "ma come mai balli il tango?". E io vi devo raccontare di ieri sera: ultima milonga estiva in riva allo Stretto, col vento fresco sulle spalle e la luna velata, nel lido nudo sul litorale spopolato. Arrivo tardissimo, e già non sono tante le coppie in pista. Mentre ballo la prima tanda - ballerino fantasioso, milioni di giri e di voleos - comincia a piovere. Gocce rade, piccolissime, e le ignoriamo tutti. La tanda dopo, una foresta di bandoneon e violini, la ballo con uno dei miei preferiti. La pioggia aumenta, ora è vera: gocce fredde, più grosse, che scoppiano sulle braccia nude. Il pavimento diventa appiccicoso, il gestore del lido smonta i faretti. Ma chi è nella ronda continua fino alla fine: completare la tanda è un fatto di etica, è il patto fondamentale (una volta un tanguero a cui avevo chiesto "Tu cosa fai nella vita?" mi ha risposto: "Io completo le tande". Ed è un programma esistenziale, in effetti).

Alla fine della tanda la milonga è conclusa. Delusi - avremmo continuato pure dentro un monsone - andiamo a cambiarci le scarpe. Ma uno di noi resiste, e chiede "La cumparsita", che è l'atto necessario, la certificazione della fine della milonga, il sortilegio che richiude lo spazio, rimbocca il tempo, ci restituisce al resto della vita. Non può mancare. Ce la devono.

E quando si alzano le note - è una marcetta insopportabile, ma è imprescindibile, è un manifesto, una costituzione - torniamo in pista, a interpretarla tutta (è una versione lunghissima con un sacco di cambi di tempo e pause e altri agguati).

Io e il mio ballerino - uno dei miei preferiti, abbiamo fatto il Vietnam insieme, portiamo cose inconfessabili, nel nostro abbraccio, e siamo così bravi da lasciarle chiuse lì - ci aggrappiamo l'uno all'altra, balliamo come se fosse l'ultima notte della Terra, l'ultimo tango disponibile per l'umanità intera, per sempre (è ogni volta un poco così, ma stanotte di più). Balliamo contro la sorte, contro l'autunno, contro tutto ciò che accade e ci separa, ci porta via da quel luogo chiuso, in cui ogni dolore è sotto controllo, ogni gioia raggiungibile.

Balliamo contro la pioggia, contro ogni elemento di questo e altri mondi, contro ogni forza maggiore. Balliamo con la foga di ogni disperazione, ma semmai è il suo opposto, una speranza interamente umana, interamente affidata a quel miracoloso sorreggerci, accompagnarci, volerci bene (tutto il bene, per sempre) che è l'abbraccio. Balliamo fino a sconfiggere la pioggia e forse il male. Chissà.

*** Anna MALLAMO, giornalista e blogger, La speranza affidata al tango, facebook, 21 settembre 2019, qui


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