giovedì 26 settembre 2019

#SGUARDI POIETICI / Quel qualcuno di noi (Massimo Ferrario)

Capita. 
Anche senza che la maledetta malattia fisica
prenda la forma del Grande Mostro 
che tortura il corpo e sconcia la dignità: 
quando il vivere è diventato solo un automatico 
funzionare
e l'anima se n'è andata
lasciandoci disfatti e appesi alle macchine 
accese al nostro posto.

Capita.
E non sempre c’è l'incubazione
che trapana nel tempo: 
lenta, lunga, tortuosa, travagliata. 
Può anche essere un disagio sottile, 
acuminato e persistente: 
che lievita impercettibile ma dolente, 
come un cancro mai riconosciuto
che fa a pezzi l'anima e divora l'esistenza: 
da tanto, che più non ricordiamo.

Capita.
Allora il gesto può essere improvviso: 
ed è l’ultimo, quello definitivo. 
Perché basta poco per vivere, 
ma quel poco, qualche volta, 
è tantissimo. 
Troppo. 
E se nessuno sceglie l’inizio, 
qualcuno di noi ce la fa a scegliere 
la fine.

Capita.

Ma quel qualcuno di noi meriterebbe 
rispetto.

Quel qualcuno di noi meriterebbe 
il silenzio 
che non azzarda parole,
perché ogni parola qui è stupro: 
tanto il giudizio supponente 
- che ignora, 
quanto il compatimento falsamente benevolo 
- che non comprende.

Quel qualcuno di noi meriterebbe 
l'inchino
di chi devotamente sa ospitare il mistero
e non s'arrischia a interpretare un atto 
che affonda in un pozzo 
nero e profondo come l'infinito: 
e che rende il senso di quel gesto di fine
forse nebuloso, sfuggente e non pienamente decifrabile
anche a chi non ha retto la vita 
non ritenendola vita.

*** Massimo Ferrario, Quel qualcuno di noi, 2019, per Mixtura


In Mixtura ark #SguardiPoietici di Massimo Ferrario qui

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