mercoledì 7 agosto 2019

#MOSQUITO / Meritocrazia, finché non tornano in Italia (Ferruccio De Bortoli)

Maria Grazia Roncarolo è professoressa di pediatria e medicina. Sposata, due figli. È di Torino (1956), dove si è laureata. Dopo essere stata per otto anni negli Stati Uniti, è rientrata in Italia, nel 2007, per lavorare al San Raffaele di Milano, di cui è diventata direttore scientifico. Anni intensi. Gli studi d’avanguardia su staminali e terapia genica anche grazie a Telethon. Poi è tornata negli Stati Uniti. Il suo Paese non ha fatto nulla per trattenerla, nonostante sia una delle scienziate più apprezzate al mondo. Ora è docente a Stanford, in California, co-director dell’Institute for Stem Cell Biology and Regenerative Medicine. «Il talento italiano», dice, «è straordinario. Gli esempi di impegno e successo sono numerosissimi. Scienziati, bioingegneri, medici, ma anche, qui nella Silicon Valley, tanti imprenditori, manager, innovatori. La loro reputazione è elevata. Siamo trattati con grande rispetto. Gli americani ci riconoscono doti di intelligenza creativa, flessibilità, capacità di adattarci al cambiamento. Ma mi domando perché ci debba essere tanta differenza nella valorizzazione dei talenti tra i due Paesi. L’Italia ha investito su tanti bravi ragazzi e poi li lascia andare via così?» 

Nei suoi anni in Italia, Maria Grazia Roncarolo ha avuto numerosi allievi. «Bravissimi, ma nessuno è rimasto. Se ne sono andati via tutti. Chi qui negli Stati Uniti, chi in Germania o nel Regno Unito. In Italia il significato della espressione brain power è totalmente sconosciuto. Le conseguenze di questo esodo si vedranno, drammaticamente, tra dieci anni. Vuole sapere però che cosa mi stupisce di più e un po’ mi addolora?» Mi dica, professoressa. «Le stesse persone di cui le ho parlato, quando tornano nel loro Paese, sono meno rispettose del merito di quanto non lo siano qui, negli Stati Uniti. E anche meno attente all’educazione civica. È come se regredissero, come se si sentissero meno obbligate. La nostra generazione, purtroppo, non sente il Paese come proprio. Non gli appartiene. Si ritiene ospite e appena può se ne torna all’estero dove ricomincia a comportarsi meglio.»

*** Ferruccio DE BORTOLI, 1953, giornalista e saggista, già direttore di 'Corriere della Sera' e 'Il Sole 24 ore', Ci salveremo. Appunti per una riscossa civica, Garzanti, 2019


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