dal fondo della mia vita;
che porti come una bandiera
la musica delle tue risa;
tu che negli occhi nascondi
ciò di cui la mia anima ha bisogno;
tu, che nel mio petto hai vissuto
per anni addormentata
e oggi mi risvegli di colpo
tanto che non ha spazio
il mio piccolo cuore
per questa esplosione di felicità.
Sei il fiume dove volli
un giorno porre delle dighe.
Oggi che si è levata la tua corrente
non ci sono dighe che le resistano.
Nella casa del mio petto,
nel sonno e nella veglia,
nelle strade delle mie mani,
nelle città dei miei giorni,
nella patria dei miei passi
e nel paese della mia vita
vieni, entra e governa: è il tuo regno,
la tua vittoria, la tua conquista.
*** Manuel José ARCE, 1935-1985, giornalista, scrittore, drammaturgo, poeta guatemalteco, Ciao, in 'ilcantodellesirene', 3 luglio 2014, qui
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