No, si disse Rocco, il medico non sarebbe stato un lavoro possibile. Lui arrivava a cose fatte, quando la vita se n’era andata e non c’era più da combattere. Si sentiva più uno spazzino, un monatto, di quelli che durante la peste se ne andavano in giro coi carretti a raccattare cadaveri. Non salvava nessuno, non era la speranza di nessuno. Chi corre da un medico ha aspettative. Persone spaventate, ma che guardano avanti, respirando a fatica con la certezza che una soluzione c’è. Va solo trovata. Lui lavorava al capolinea e soluzioni non ne aveva.
Scavo nel fango e nel fetore della decomposizione, non per restituire la vita, l’aria a qualcuno. Io devo solo trovare la testa di cazzo che con una coltellata, un colpo di pistola, una bastonata ha distrutto tutto, pensò.
Non ci vuole niente a morire, lo sapeva, eppure, nonostante gli esseri umani vivano su un baratro ogni giorno della loro vita, fanno finta di niente.
*** Antonio MANZINI, Fate il vostro gioco, Sellerio, 2018
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