Ci sono due povere ragazze che hanno subito uno stupro particolarmente efferato per le modalità, le minacce di morte che l'hanno accompagnato, perché c'era il branco.
Queste due povere ragazze, ancora in stato di shock, hanno collaborato perché i colpevoli fossero trovati. Hanno dovuto testimoniare e ricostruire l'accaduto.
Immaginate, con ancora i segni e la paura di morire addosso, lo sfregio, il dolore, l'umiliazione, quanto debba essere stato difficile e mortificante raccontare quello che avevano subito a degli sconosciuti. Rivivere il terrore, fornire dettagli della violenza sessuale, parlare di come è avvenuta, di dove e come tu sia stata abusata, di quante volte e in che modo tu sia stata penetrata.
Immaginate quanto sia devastante e doloroso. Però ti fidi. Ti dicono che ti puoi fidare. Che dire tutto è necessario perché questa gente paghi il giusto prezzo.
Poi la mattina apri i giornali, e quello che tu hai detto, hai raccontato, hai confessato tra dolore e vergogna, è tutto lì, spiattellato nero su bianco con titoloni ad effetto il cui unico scopo non è far sapere quanto hai sofferto, ma a quale partito credere.
Ora, io non so chi abbia consegnato i verbali ai giornali (e non lo poteva fare, in questa fase), ma voglio che gli sia chiara una cosa: la violenza ha varie sfumature. Questa - la violazione dell'intimità di una donna stuprata - è una delle tante.
E pure se non include mutande abbassate e mano sulla bocca, fa un po' schifo lo stesso.
***Selvaggia LUCARELLI, giornalista, facebook, 7 settembre 2017, qui
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